C’è un mondo parallelo – non troppo nascosto – dove l’eredità templare non si gioca tra le pieghe della storia o nell’impegno cavalleresco, ma si dissolve tra “buongiornissimo caffè”, meme da boomer e immagini che dire discutibili è poco. Questo mondo è quello dei gruppi Facebook delle “associazioni templariste”, dove lo spirito dei poveri cavalieri di Cristo è affogato in un mare di emoticon, mitomania e una buona dose di disagio sociale.
Fai l’errore – sì, l’errore – di iscriverti in buona fede, magari con la speranza di trovare fratelli d’arme, studiosi della cavalleria cristiana, promotori di ideali spirituali e culturali… e ti ritrovi invece in un’arena digitale dove si inneggia a San Bernardo con lo stesso tono con cui si condividono barzellette da Whatsapp. Dove, al posto della Regola, si legge lo spam di immagini sacro-kitsch, gattini angelici, donne discinte sotto croci patenti e “buonanotte fratelli” alle 17:42. E se ti azzardi a scrivere qualcosa di sensato – magari una riflessione seria sul significato della cavalleria cristiana, o una proposta concreta di azione culturale o caritativa – ecco che arriva l’amministratore, spesso autoproclamato “Gran Maestro Universale” di qualche Ordine Autonomo di Sant’Ignoto, pronto a minacciarti: “Qua non è il luogo! Se insisti verrai bannato!”
Già. Perché?
Perché questi gruppi non sono comunità, ma “dominî” psicologici. Non si cerca un cammino condiviso, ma l’esercizio di una leadership spesso fondata sul vuoto. Dietro le parvenze di fratellanza (“Fratello carissimo, ti abbraccio nella Luce della Spada Fulgente!”) si cela una solitudine abissale, fatta di ego fragili che trovano rifugio in un’identità costruita a colpi di mantelli, sigilli photoshoppati e ritualità scopiazzate da fonti incerte. E guai a turbare questo castello di carte con proposte che richiedano studio, discernimento, servizio.
L’arrivo dell’intelligenza artificiale ha peggiorato la situazione. Ora molti di questi sedicenti cavalieri si dilettano a generare immagini in cui appaiono ritratti come santi guerrieri, Cristo Re del terzo millennio o angeli vendicatori con occhi fiammeggianti. Peccato che il risultato sia una collezione di icone disturbanti, spesso ibride tra il fantasy e il delirio messianico, usate per idolatrare sé stessi o qualche oscuro “Gran Maestro” che nessuno ha mai visto di persona. Una forma di fanatismo ridicolo, dove l’IA non è strumento di bellezza o conoscenza, ma megafono del narcisismo spirituale. Se prima il problema era la mitomania, ora siamo al cosplay digitale dell’Apocalisse.
Il risultato? Il ridicolo che supera il grottesco. Come si può prendere sul serio queste realtà? Come si può presentare la dignità della cavalleria cristiana – quella vera, che implica ascesi, spirito di servizio, tensione alla verità – se i presupposti sono questi teatrini tragicomici?
Ben altra cosa sono i gruppi legati agli ordini riconosciuti ecclesialmente o qualche altro più ristretto che si fa guidare spiritualmente dai referenti ecclesiastici. Qui si respira un’altra aria: vi è disciplina, sobrietà, guida spirituale, discernimento sulle ammissioni, formazione dei membri. Non ci si improvvisa “cavalieri”, non si gioca alla spada laser mistico-esoterica. C’è un criterio, un orientamento, un orizzonte condiviso. Si lavora, si prega, si serve. In silenzio, spesso. Ma con serietà.
Nel tempo in cui tutto si trasforma in immagine e identità liquida, la cavalleria rischia di diventare una caricatura – e purtroppo Facebook è lo specchio più impietoso di questo degrado. Ma proprio per questo, oggi più che mai, è necessario un ritorno alla radice: a ciò che rendeva un uomo cavaliere non il mantello, ma il voto. Non il gruppo, ma il cammino.
Il resto è farsa. E a tratti, pornografia spirituale. Altro che templari.
Bibliografia
Fonti storiche e spirituali sulla cavalleria cristiana:
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Bernard de Clairvaux, De laude novae militiae (In lode della nuova cavalleria), XII sec.
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Régine Pernoud, I Templari: mito e realtà, Jaca Book, 2005.
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Alain Demurger, I Templari: una confraternita cristiana in armi, Laterza, 2007.
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Malcolm Barber, I Templari. Storia e mito, Mondadori, 2007.
Studi sul templarismo contemporaneo e le derive neo-cavalleresche:
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Massimo Introvigne, Il ritorno dei templari. Neocavallerismo, esoterismo e new age, Elledici, 2003.
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PierLuigi Zoccatelli (a cura di), Enciclopedia delle religioni in Italia, Elledici-Leumann, 2001.
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CEI – Linee guida per il discernimento su gruppi, movimenti, associazioni e nuove comunità, Roma, 1993.
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Conferenza Episcopale Siciliana, Nota pastorale sui sedicenti “ordini templari”, 2009.
Sociologia dei gruppi e delle comunità virtuali:
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Sherry Turkle, Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri, Codice Edizioni, 2012.
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Zygmunt Bauman, Community. La ricerca di sicurezza nel mondo attuale, Laterza, 2001.
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Byung-Chul Han, La società della trasparenza, Nottetempo, 2014.
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Domenico Secondulfo, Religione e società. Percorsi sociologici, FrancoAngeli, 2017.
Riflessioni sull’intelligenza artificiale e spiritualità digitale:
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Paolo Benanti, Human in the Loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali, Mondadori Università, 2022.
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Antonio Spadaro, Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Vita e Pensiero, 2012.
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Giovanni Cucci SJ, Umanesimo digitale. La via spirituale nell’era dell’algoritmo, San Paolo Edizioni, 2020.