Giancarlo Restivo

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Nel cuore della tradizione cristiana, la preghiera è l’arma più potente del credente. Essa nasce dal riconoscimento del bene, della verità, della giustizia e della misericordia come attributi reali e personali di Dio. Tuttavia, nei nostri tempi confusi, anche la preghiera rischia di essere manipolata e distorta, fino a diventare uno strumento di inganno spirituale. Una delle derive più inquietanti e sottili che ho potuto osservare in alcuni ambienti iniziatici pseudo-cattolici è la pratica — apparentemente “buona” — di pregare Dio per il diavolo.

Sì, proprio così: alcuni riti o cammini cosiddetti “spirituali” invitano, o persino prescrivono, una preghiera per la redenzione di Lucifero, presentando il gesto come un atto supremo di misericordia e compassione. Ma si tratta in realtà di un errore grave e pericoloso, che nasce da visioni distorte e gnostiche della salvezza, e che può spalancare le porte a vere e proprie influenze spirituali maligne.


Un errore teologico fondamentale

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 393, afferma con chiarezza:

“Non c’è possibilità di pentimento per loro [i demoni] dopo la caduta, come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte.”

San Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae (I, q. 64, a. 2), spiega:

“Gli angeli sono intelligenze pure. Quando scelsero, lo fecero con piena conoscenza e volontà: dunque la loro decisione è irrevocabile.”

Anche Papa Paolo VI, in un celebre discorso del 15 novembre 1972, ammoniva:

“Uno dei bisogni maggiori è la difesa contro quel male che chiamiamo il Demonio. Il male non è solo una deficienza, ma un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore.”

Pertanto, pregare per la sua salvezza significa contraddire la verità rivelata, e in un certo senso commettere un atto di ribellione spirituale, anche se mascherato da compassione.


Da dove nasce questa usanza?

Questa idea, che può sembrare “gentile” o “misericordiosa” in apparenza, non nasce nella Chiesa, ma da ambienti esoterici, gnostici e sincretisti:

  • Nell’esoterismo gnostico, Lucifero viene visto talvolta come un “portatore di luce”, una figura che libera l’uomo dal “Dio tiranno”.

  • Nelle correnti rosacrociane e massoniche spiritualiste, si parla di una “riunificazione cosmica” dove bene e male si compensano in un’armonia superiore.

  • Alcuni gruppi pseudo-cattolici cadono in una misericordia disincarnata, dove tutto è salvabile, anche ciò che Dio stesso ha dichiarato irrimediabilmente perduto.

In realtà, si tratta di una forma di inversione spirituale, che Papa Benedetto XVI ha denunciato con forza nella sua Spe Salvi (n. 44):

“Il male non è solo un errore da correggere, ma una realtà da giudicare e vincere.”


Il rischio spirituale: porte aperte al nemico

Pregare “per il diavolo” non è un atto neutro, ma può diventare un atto di apertura e di complicità inconscia, perché:

  • si confonde l’identità del male;

  • si sovverte il giusto ordine dell’amore e della giustizia;

  • si espone la persona a influenze preternaturali, come insegnano anche gli esorcisti della Chiesa.

Padre Gabriele Amorth, per anni esorcista della Diocesi di Roma, affermava:

“Chi prega per il diavolo, inconsapevolmente si mette nella sua sfera d’influenza. È una trappola raffinata, ma micidiale.”

E ancora, San Giovanni Paolo II, nell’udienza del 13 agosto 1986:

“Satana è un essere spirituale che si è radicalmente e irrevocabilmente rifiutato di servire Dio e il suo disegno.”


La vera preghiera cristiana

Il cristiano non prega per il diavolo, ma prega contro le sue opere, per la liberazione degli uomini dalle sue catene, per la protezione dello Spirito Santo, per la vittoria del bene. E lo fa non con paura, ma con l’autorità ricevuta in Cristo.

Come scriveva San Paolo:

“Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto denunciatele” (Ef 5,11).

Il Rosario, l’Adorazione Eucaristica, la Confessione frequente, la recita dei Salmi e delle preghiere di liberazione: queste sono le vie autentiche e sicure della battaglia spirituale cristiana.


Quindi…

Chi invita a “pregare per il diavolo” non sta proponendo una forma più alta di spiritualità, ma una mistificazione, che — consapevolmente o meno — può aprire la porta a poteri che non vengono da Dio. Si tratta di una forma di esoterismo travestita da pietà. Come uomini di fede, dobbiamo tornare al cuore del Vangelo: Cristo ha vinto il maligno non accarezzandolo, ma smascherandolo e sconfiggendolo con la Croce.

Diceva Santa Teresa d’Avila:

“Se il demonio ci spaventa, è perché non guardiamo abbastanza al Signore. Guardiamo di più a Lui, e Satana fuggirà.”

La carità cristiana è infinita, ma non è mai ingenua.


Fonti e autori citati

  • Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 391–395

  • San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 64

  • Papa Paolo VI, Udienza Generale, 15 novembre 1972

  • Papa Benedetto XVI, Spe Salvi, 2007

  • San Giovanni Paolo II, Catechesi sugli angeli e i demoni, 1986

  • Padre Gabriele Amorth, Un esorcista racconta

  • Santa Teresa d’Avila, Il castello interiore

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