In una recente decisione, la Corte di Cassazione ha preso una posizione chiara sulla responsabilità delle figure aziendali nei casi di infortuni sul lavoro. La sentenza in questione deriva da un tragico evento in cui un lavoratore è stato ucciso dopo essere stato schiacciato da un carico di tubolari di acciaio.

Fatti del caso

La Corte di appello di Bari ha confermato una sentenza emessa dal Tribunale di Trani, in cui sia il datore di lavoro sia il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono stati dichiarati colpevoli di omicidio colposo. Il reato è stato giudicato come una diretta conseguenza della violazione delle normative sulla salute e sicurezza sul lavoro.

Le accuse specifiche al datore di lavoro e rappresentante della ditta comprendevano la mancata valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei dipendenti, la sottovalutazione del pericolo di caduta delle merci stoccate sugli scaffali e la mancanza di procedure aziendali specifiche. Il lavoratore, inoltre, pur essendo un impiegato tecnico, svolgeva anche le mansioni di magazziniere, senza aver ricevuto una formazione adeguata.

L’infortunio è avvenuto mentre il lavoratore stava cercando di posizionare un carico di tubolari di acciaio sullo scaffale dopo averlo trasportato con un carrello elevatore.

Per quanto riguarda il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, la sua responsabilità è stata legata a una serie di omissioni. Queste includono la mancata promozione di misure di prevenzione, la mancata sollecitazione al datore di lavoro di fornire la formazione adeguata ai dipendenti e la mancata informazione ai responsabili aziendali sui rischi legati all’utilizzo del carrello elevatore.

Il ricorso

Entrambi gli imputati, attraverso i loro difensori, hanno fatto ricorso contro la sentenza d’appello.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha presentato tre motivi di ricorso:

  1. La sua posizione era di mera collaborazione, senza una chiara posizione di garanzia. Le funzioni legate alla valutazione dei rischi, alla formazione e al controllo sono principalmente responsabilità del datore di lavoro.
  2. Non aveva l’obbligo giuridico di impedire l’evento.
  3. La sentenza d’appello ha ignorato la giurisprudenza riguardante i reati commissivi mediante omissioni.

Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto che i tre motivi di ricorso fossero in sostanza riducibili al primo, riguardante la mancata posizione di garanzia del rappresentante.

Tuttavia, la Corte ha precisato che la questione fondamentale non era se il rappresentante avesse una posizione di garanzia, ma se la sua condotta avesse contribuito all’evento. In questo contesto, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha una funzione cruciale nel garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro, come stabilito dall’art. 50 D.Lgs. n. 81 del 2008. La Corte ha ritenuto che il rappresentante non abbia rispettato i suoi doveri legali, permettendo che il lavoratore svolgesse mansioni per le quali non era adeguatamente formato e non avendo sollecitato adeguate misure di sicurezza.

La Corte ha, quindi, respinto i ricorsi, considerandoli infondati.

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