[youtube v=”zsqVPD4GPC8″]
Abbiamo una tradizione di imprenditori che sta facendo a pugni con l’avvento delle nuove tecnologie, con l’automazione industriale, con la promozione sul web etc.. e rischiamo di perdere il treno. E bisognerà capire se vogliamo rimanere in carreggiata in un sistema sempre più a-personale dove i rapporti umani sono sempre più processati.
Il lavoro è come una gabbia alienante da cui non se ne esce, e aspettiamo le ferie come una benedizione dall’alto… in un lavoro dove l’uomo è sempre meno necessario.
Può una storia impreditoriale come quella italiana, rispondere in maniera attiva e creativa a queste condizioni? Oppure ci lasceremo determinare da esse?
E’ possibile se ricominciamo dal desiderio di far bene che ci ha sempre caratterizzato come popolo, un desiderio che ci ha resi capaci di compiere sacrifici indicibili.
Un desiderio che ci ha permesso la grazia della pazienza e l’abile cura nei particolari.
E’ un mondo che tenta di indirizzare questo desiderio verso il profitto a breve termine… sento dire spesso “dobbiamo capire come fare soldi…”; è un mondo per cui o sei utile o non hai dignità.
Ma solo la pazienza del tempo e la cura nel costruire opere che durino, oltre noi; solo questa responsabilità vissuta può compiere veramente le attese del nostro desiderio di far bene.
Ma c’è un altro “ma” con cui fare i conti, nemmeno prendere coscienza di questo ci libererà dall’essere misurati dalle nostre capacità, dalla riuscita a tutti i costi. E’ necessario viviere questa responsabilità dentro una rete di rapporti che abbiano come scopo il tenere desto questo desiderio.
Trovare dei rapporti così salva, e ridona ragioni e soluzioni a cui da soli non saremmo mai arrivati. Nonché anche un respiro e un gusto diverso nell’andare a lavoro o nel tornare a casa.
Per questo abbiamo abbattuto ogni aura di autoreferenzialità, per questo ci siamo detti, a che serve esser grandi se poi si è soli?
Per questa ragione, per questi tempi difficili non abbiamo voluto pensare a un’altra associazione, abbiamo voluto creare un’organizzazione… sul territorio, gestita da una struttura interassociativa… “l’unione fa la forza!” si direbbe…
Troppo semplice… prima di tutto l’unione fa compagnia, conferma nella responsabilità e rinsalda nell’impegno quotidiano contro i drammi in cui ci si imbatte, contro la misura del potere.
Ecco il punto, cercare di stare insieme non per il potere, tenere insieme le persone per riscoprire la corrispondenza del far bene, per compiersi più umanamente.
Questa è la sfida con cui abbiamo incominciato a cucire con alcune altre associazioni un percorso per cui l’evento del 31 maggio è solo un primo passo.
Oggi è Santa Giovanna D’Arco, e voglio concludere con una sua frase: “Quando il nemico sembra prevalere in battaglia, quando le sue forze sembrano soverchianti, quando la strategia di combattimento sembra far indietreggiare le truppe… allora la battaglia sia portata avanti in maniera diversa, si moltiplichino le “cellule” del bene, i guerrieri restino uniti, la guerriglia si faccia intensa e fastidiosa; si ritrovi lo spirito di corpo, si serrino i ranghi della fraternità, si sopporti l’andare controcorrente, non si perda occasione per, agili e leggeri, colpire al cuore il nemico potente… a noi la battaglia, a Dio la vittoria”.
Giancarlo Restivo
Presidente Nuova Organizzazione d’Imprese