Un viaggio tra storia, fede e mistero
1.1. Perché ho scritto questo libro
Scrivere Il Destino nelle Sue Mani è stato per me un’esperienza totalizzante, un viaggio che mi ha costretto a scavare nelle profondità della mia anima e delle mie convinzioni. Questo romanzo nasce dall’esigenza di dare voce a interrogativi esistenziali profondi, che ciascuno di noi, prima o poi, si trova ad affrontare:
- Esiste un destino già scritto o possiamo davvero cambiarlo?
- Il Bene e il Male sono forze in lotta fuori di noi, o agiscono dentro di noi?
- Cosa significa davvero il libero arbitrio?
- Come si manifesta la misericordia divina, e quale prezzo ha la giustizia?
La mia scrittura è stata guidata da queste domande, che ho cercato di esplorare attraverso una storia che intreccia la realtà della nostra esistenza con il mistero della trascendenza.
“Il destino non è nostro, non lo creiamo con le nostre sole forze. Il destino non è forse nelle Sue mani?”
San Giovanni Paolo II affermava:
“L’uomo non può determinare da sé il senso della propria vita. Egli non è stato creato da sé stesso. L’uomo è stato creato da Dio ed è stato chiamato da Lui ad esistere per un fine ben preciso.” (Redemptor Hominis, 1979)
Fin dalle prime pagine del romanzo, la domanda sul destino diventa il cuore della narrazione: i personaggi camminano su un sentiero incerto, cercando di capire se il loro cammino sia già segnato o se, in qualche modo, possano cambiarne il corso.
1.2. Un genere che sfida le definizioni
Definire Il Destino nelle Sue Mani all’interno di un genere preciso non è semplice. Molti lo hanno chiamato thriller-fantasy teologico, altri un romanzo escatologico, altri ancora un viaggio spirituale mascherato da narrazione gotica. Io preferisco definirlo semplicemente un racconto sull’uomo e su Dio, sulle loro vie che si intrecciano nel tempo e nell’eternità.
Thriller e tensione narrativa
- Il romanzo è costruito attorno a un mistero che si dipana tra epoche diverse.
- Il ritmo è serrato, con omicidi, segreti nascosti e apparizioni inaspettate.
- Nulla è come sembra: la verità si rivela gradualmente, attraverso prove e segnali.
“Cédric avanzava, sostenendo e stimolando l’amico, e Dante gli si aggrappava addosso di peso. «Sostienimi, Cédric Roman, non lasciarmi andare a rilento!» diceva. Dante si sentiva più fiacco, più debole a ogni passo. Capiva che stava sprecando molte forze, ma sapeva dentro di sé che quando un uomo si imbatte in qualcosa di nuovo, non può non andarle incontro.”
San Tommaso d’Aquino scriveva:
“L’uomo è libero di scegliere, ma la sua scelta è orientata a un bene più grande. Senza questa tensione verso il Bene, la libertà si annulla.” (Summa Theologiae, I-II, q. 83)
Fantasy e dimensione ultraterrena
- I personaggi viaggiano tra mondi e stati di esistenza diversi.
- Il tempo non è lineare, ma si intreccia in un gioco di rimandi e rivelazioni.
- Il soprannaturale non è solo un elemento estetico, ma una chiave per comprendere il reale.
“Dal pavimento si era aperta, infatti, una fosca, profonda e infinita voragine… da cui erano sbucati orribili occhi tetri, che lo fissavano malvagiamente. Nonostante egli non avesse un corpo, quegli occhi lo avevano afferrato famelici, cercando di condurlo nel loro baratro immondo e disgustoso.”
San Bernardo di Chiaravalle, parlando delle realtà ultraterrene, diceva:
“L’anima che si trova davanti alla verità non può più fuggire. Se il male l’ha divorata, il tormento è insopportabile; se il bene l’ha avvolta, la gioia è eterna.” (De diligendo Deo, cap. XI)
Teologia e metafisica
- Il romanzo è permeato dalla lotta tra Cristo e l’Anticristo, tra Luce e Ombra.
- L’escatologia cristiana, con le sue profezie e i suoi ammonimenti, è il filo conduttore.
- Il tema della salvezza personale e collettiva si intreccia con le scelte dei personaggi.
“La diversa tonalità del colore delle loro vesti segnava un significato ben preciso. Più scura era la tunica e più lungo sarebbe stato il cammino per raggiungere la vita eterna.”
Papa Benedetto XVI affermava:
“L’aldilà non è un’astrazione, ma la vera realtà. La nostra esistenza terrena è il preludio di una più grande avventura: quella dell’incontro definitivo con Dio.” (Spe Salvi, 2007)
1.3. Il cuore del romanzo: il destino nelle mani di chi?
Il titolo del libro non è casuale. Ogni pagina porta il lettore a confrontarsi con questa domanda: chi tiene davvero il nostro destino? Siamo solo ingranaggi di un meccanismo che non comprendiamo? O siamo chiamati a una libertà più grande, che trascende il tempo e lo spazio?
“Non c’è misericordia senza giustizia!” sentì dirsi quello sfortunato giorno. La frase riecheggiava dalle profondità del vortice d’immensità che si era spalancato sul capo del suo cadavere, in una vecchia stanza di obitorio.”
Sant’Agostino scriveva:
“Dio che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te.” (Sermones, CLXIX, 13)
La risposta non è semplice. Ma è certo che, alla fine del viaggio, ognuno di noi dovrà rispondere personalmente a questa domanda.
Compiti e riflessioni per la prossima lezione:
- Qual è il tuo rapporto con il concetto di destino? Ti senti libero di scegliere, o credi che tutto sia già scritto?
- C’è un libro, un film o un’esperienza personale che ti ha fatto riflettere sul significato del Bene e del Male?
- Pensa a una scelta della tua vita che ha cambiato il tuo percorso. Era davvero solo una tua scelta, o c’era qualcosa di più grande in gioco?