Giancarlo Restivo

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Search in posts
Search in pages

Nel cuore stesso del cristianesimo risplende una certezza: la verità si fa carne, si rende visibile, toccabile, incontrabile. Ma non basta che l’esperienza sia vissuta: essa è autentica e trasmissibile solo se è scritta, ossia custodita in forma stabile, pubblica, oggettiva. Non è un caso che la religione cristiana si sia fin dall’inizio definita attraverso il logos, la Parola fatta carne, ma anche la parola scritta: Vangeli, Lettere, Atti, Apocalisse. Come ricorda San Giovanni: «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1Gv 1,3). E tale annuncio è subito diventato scrittura, non perché si dubitasse della trasmissione orale, ma perché solo lo scritto può garantire immutabilità, fedeltà e universalità.

Il cristianesimo è infatti la religione della verità e della certezza. Scrive Papa Benedetto XVI: «La fede cristiana non nasce da un mito o da un’idea, ma da un incontro reale, storico, testimoniato e trasmesso con assoluta affidabilità» (Omelia, 24 dicembre 2006). E San Leone Magno affermava: «Ciò che fu visibile nel nostro Redentore è passato nei suoi sacramenti» — e potremmo aggiungere: anche nei suoi documenti, negli atti scritti della Chiesa, nei testi che la Tradizione ha tramandato con autorevolezza apostolica.

In questo contesto teologico e storico, la cavalleria cristiana non fa eccezione. Se essa vuole essere parte integrante della vita della Chiesa, deve essere fondata su fonti certe, scritte, pubbliche, riconosciute. Non c’è tradizione cristiana che non sia documentabile. Una cavalleria “spirituale” che non poggi su testi, codici, atti pontifici o conciliari, si espone all’arbitrio del mito, dell’invenzione, dell’ambiguità esoterica. Al contrario, la vera cavalleria cattolica ha origini documentate e si è evoluta nel solco della scrittura e della codificazione ecclesiastica e civile.

Le fonti scritte della cavalleria cattolica

  1. Il giuramento del cavaliere – Fin dai primi secoli medievali, l’investitura cavalleresca fu accompagnata da riti e formule scritte. Il Rituale Romano ne ha codificato alcune. L’Ordine del Santo Sepolcro, ad esempio, conserva la formula scritta del giuramento di fedeltà al Papa e alla Chiesa.

  2. Le raccolte canoniche e i codici – Il Decretum Gratiani (XII sec.) già riconosceva forme di milizia a servizio della Chiesa. Il Codex Iuris Canonici disciplina ancora oggi le aggregazioni cavalleresche riconosciute.

  3. I testi fondativi degli Ordini – Come le Regole dei Templari, degli Ospitalieri, dei Teutonici: testi scritti, approvati da Pontefici come Onorio II, Eugenio III, Innocenzo III.

  4. Lettere apostoliche e bolle papali – Gli ordini cavallereschi autenticamente cattolici (come l’Ordine di Malta, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro) sono riconosciuti da bolle papali precise: Pie Postulatio Voluntatis (Pasquale II, 1113), Militantis Ecclesiae (Pio XII, 1949), Cum Alphonsus (Pio V, 1572).

  5. Codici etici e spirituali – Dalla Chanson de Roland alle opere di Ramon Llull (Libro dell’Ordine della Cavalleria), dai sermoni di San Bernardo di Chiaravalle fino agli scritti moderni di Giovanni Paolo II sulla nobiltà spirituale della milizia cristiana.

I santi e i papi a difesa della cavalleria cristiana

San Bernardo di Chiaravalle, nel celebre “De Laude Novae Militiae”, afferma: «Chi combatte nella milizia di Cristo non ha da temere, perché combatte per la giustizia». È un testo scritto, approvato, che fonda teologicamente l’identità del cavaliere cristiano come milite della Verità.

Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai membri dell’Ordine del Santo Sepolcro, disse: «La vostra è una vocazione nobile, radicata nella storia della Chiesa e attestata da secoli di servizio fedele» (Discorso, 2000). Questa “attestazione” è appunto scritta, verificabile, pubblica.

Papa Leone XIII, nella Enciclica Custodi di quella fede, afferma: «È necessario vigilare affinché le istituzioni che portano il nome cristiano corrispondano veramente alla fede e alla morale della Chiesa». Una cavalleria non fondata su scrittura certa non risponde a questo criterio.

La cavalleria cattolica è una tradizione scritta, non solo orale, non solo simbolica, non solo devozionale. È fondata su atti documentati, approvati dalla Chiesa, codificati nella sua giurisprudenza e spiritualità.

La cavalleria è ecclesiale o non è

Nel cristianesimo nulla esiste autonomamente dalla Chiesa. Ogni autentica tradizione cristiana è sempre ecclesiale, cioè riconosciuta, custodita e ordinata dal Magistero. Anche la cavalleria, se è cristiana, non può essere individuale, autoreferenziale o “spiritualista”, ma deve essere integrata nel corpo vivo della Chiesa. Non è un’identità che ci si attribuisce da sé, ma una vocazione confermata dalla comunità e dalla gerarchia.

San Paolo ammonisce: «Lo spirito dei profeti è sottomesso ai profeti» (1Cor 14,32), cioè ogni carisma è autentico solo se sottomesso alla guida apostolica. San Vincenzo di Lerino, padre della Chiesa, riassume il criterio della vera fede: «Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est» – ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti. Lo stesso vale per le forme di cavalleria: solo quelle che la Chiesa ha riconosciuto, approvato, tramandato e custodito possono dirsi autentiche.

Nel 2007, la Segreteria di Stato vaticana ha pubblicato una nota in cui si legge:

“Esistono molteplici associazioni che si richiamano abusivamente alla tradizione cavalleresca cristiana o templare. Nessuna di queste può vantare riconoscimento canonico o ecclesiale. Solo gli ordini cavallereschi riconosciuti dalla Santa Sede possono legittimamente riferirsi a una tradizione cavalleresca cattolica.”
(Nota della Segreteria di Stato, 16 ottobre 2007)

Questo conferma che l’unico criterio legittimo per riconoscere una cavalleria cristiana è il riconoscimento ufficiale, e quindi scritto, della Chiesa. Il cavaliere cristiano non è tale per discendenza, leggenda o sogno spirituale, ma per missione ecclesiale, documentata e pubblicamente testimoniata.


Codici, regole, statuti: l’identità cattolica nella storia cavalleresca

Ogni vero ordine cavalleresco ha avuto un atto di fondazione scritta. Eccone alcuni esempi fondamentali:

  • Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (poi di Malta)
    Fondata con bolla papale di Pasquale II nel 1113 (Pie Postulatio Voluntatis), riconosciuta come ordine religioso con funzione ospedaliera e militare.

    «Questo scritto testimonia la nostra volontà irrevocabile: confermiamo all’Ospedale di Gerusalemme la protezione apostolica e l’autonomia ecclesiale».

  • Ordine del Santo Sepolcro
    Riorganizzato da Pio IX e da Leone XIII, è stato riconfermato da Pio XII con la lettera Militantis Ecclesiae del 15 agosto 1949.

    «Esortiamo tutti i cavalieri a conservare la tradizione di onore e di servizio alla Terra Santa nella fedeltà alla Chiesa e al Papa».

  • Ordine Teutonico
    Nasce con approvazione di Papa Clemente III nel 1191.
    Le sue regole scritte, simili a quelle templari, formano una delle prime costituzioni cavalleresche scritte d’Europa.

  • Regola dei Templari
    Redatta nel 1129, con approvazione ecclesiale al Concilio di Troyes, è il documento fondativo della loro cavalleria.
    San Bernardo la commenta nel De Laude Novae Militiae, una delle più alte espressioni teologiche della cavalleria cristiana.

Questi documenti — non miti, non tradizioni orali, non narrazioni leggendarie — fondano l’unicità della cavalleria cristiana come via di santificazione pubblica e storica.


Criterio di discernimento: ciò che è scritto è certo, ciò che è certo è cristiano

Se è vero che la fede nasce dall’ascolto (fides ex auditu), è altrettanto vero che l’ascolto diventa ecclesialmente certo solo quando viene trascritto, conservato, giudicato e approvato. Una cavalleria non fondata su scritture certe, statuti, codici, riconoscimenti espliciti, non può essere considerata parte della Tradizione cattolica.

Scrive San Tommaso d’Aquino:

«Veritas est adaequatio rei et intellectus» – la verità è l’accordo tra la cosa e la mente.
Ma affinché questo accordo sia trasmissibile, deve essere scritto, perché solo così si può tramandare immutabilmente, universalmente, oggettivamente.

«Il cavaliere cristiano non difende se stesso, ma ciò che è giusto. La sua forza è la verità, il suo vessillo è la croce».

E aggiungiamo noi: il suo fondamento è la certezza di una tradizione scritta, perché solo ciò che è scritto è trasmissibile, solo ciò che è trasmissibile è ecclesiale, e solo ciò che è ecclesiale è autenticamente cristiano.

La cavalleria cattolica, dunque, non è una suggestione romantica né un’eredità mitologica, ma una forma storica, spirituale e giuridica del vivere la fede cristiana nel mondo. È una vocazione riconosciuta, codificata, regolamentata, come ogni altra via alla santità nella Chiesa. Chi oggi desidera riproporre la cavalleria, o aderirvi, ha il dovere di confrontarsi con questa verità strutturante: la cavalleria è cristiana solo se è fondata su testi certi, su regole chiare, su riferimenti approvati.

Non basta il richiamo al medioevo, non basta la simbologia, non basta l’intenzione personale. Come insegna il Concilio Vaticano II: «La rivelazione divina non è consegnata agli uomini come per ispirazioni private, ma attraverso parole e fatti storici» (Dei Verbum, 2). E lo stesso principio vale per ogni forma ecclesiale: non si dà tradizione cristiana senza una storicità documentata e senza un legame visibile con la Tradizione apostolica.

La cavalleria scritta è segno di comunione

In conclusione, la cavalleria cristiana è un carisma nella Chiesa, non al di fuori di essa. È segno visibile di una comunione, non di un’autoaffermazione. E ciò che garantisce questa comunione non sono le emozioni personali o le rievocazioni pittoresche, ma la Scrittura e la Tradizione vivente della Chiesa, cioè la parola scritta, certa, verificabile, trasmissibile.

Perciò, chi vuole essere cavaliere di Cristo oggi deve cercare la verità nella luce della parola scritta, deve fondarsi sul Magistero e non sull’intuizione personale, deve aderire alla certezza della forma, non all’ambiguità del sentimento.

San Paolo VI lo ricordava con forza:

«Il cristianesimo è l’unica religione della storia che abbia sentito il bisogno urgente di scrivere: perché ha qualcosa da dire di definitivo, e non vuole che venga travisato».

Anche la cavalleria cristiana ha qualcosa da dire di definitivo: l’amore per la verità, la fedeltà alla Chiesa, la difesa del bene, la protezione del debole, la testimonianza di Cristo nel mondo. E tutto questo è possibile solo nella certezza di una tradizione scritta, nella comunione della Chiesa, nella luce della Verità che non cambia.

Una speranza per le nuove realtà cavalleresche

Le nuove esperienze ecclesiali di ispirazione cavalleresca, che desiderano compartecipare alla vita della Chiesa, non possono sottrarsi al compito primario di esprimere un’identità certa e verificabile. Il primo gesto ecclesiale è sempre la chiarezza, e questa si manifesta attraverso scritti pubblici, coerenti con la fede cattolica, in cui siano esplicitati il fine, i mezzi e il legame con la Tradizione viva della Chiesa.

Come affermava San Bernardo di Chiaravalle:

«Il cavaliere di Cristo combatte non per la gloria personale, ma perché la sua causa è giusta e il suo impegno pubblico e riconosciuto»
(De Laude Novae Militiae, cap. IV).

In altre parole, la cavalleria è ecclesiale se è leggibile, cioè inserita in un percorso chiaro, conforme e condiviso. E ancora San Bernardo:

«Siano dunque noti a tutti i vostri costumi, le vostre regole, la vostra disciplina, affinché non sembriate cercare ciò che è segreto, ma ciò che è vero»
(ibid., cap. VII).

È solo mediante scritti e statuti — frutto di discernimento e responsabilità — che tali realtà potranno essere valutate, accolte o corrette. Come ricorda il Concilio Vaticano II:

«L’indole pubblica dell’azione ecclesiale richiede che i gruppi e le associazioni che si dicono cristiani siano trasparenti nei fini e nelle modalità, perché la Chiesa possa giudicarli»
(Apostolicam Actuositatem, n. 25).

Perché, come l’arte rivela il cuore dell’uomo, così gli scritti rivelano l’anima di una cavalleria: mostrano ciò che essa intende servire, difendere, costruire. L’Ordine di Malta, ad esempio, ha definito la propria missione in una forma scritta immutabile, riconosciuta da secoli:

“Tuitio fidei et obsequium pauperum”La difesa della fede e il servizio ai poveri.

Infine, Giovanni Paolo II ammoniva con lucidità ecclesiale:

«La comunione ecclesiale non si improvvisa: si costruisce attraverso il riconoscimento reciproco, nella verità e nella carità»
(Novo Millennio Ineunte, n. 45).

Una cavalleria che si dice cattolica, per essere tale, deve diventare intelligibile, leggibile, trasparente — e così, forse, potrà essere riconosciuta come dono utile all’edificazione della Chiesa universale. Senza scritti, non c’è identità; senza identità, non c’è appartenenza; senza appartenenza, non c’è servizio ecclesiale.

BIBLIOGRAFIA

1. Fonti Magisteriali e Documenti Ecclesiali

  • Concilio Vaticano II, Dei Verbum (1965) – Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione. Fondamentale per comprendere la trasmissione della fede come evento storico e scritto.

  • San Giovanni Paolo II, Discorso ai membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, 2000 – Richiama il legame tra cavalleria e comunione ecclesiale.

  • Benedetto XVI, Omelia della Notte di Natale, 24 dicembre 2006 – Sottolinea la storicità della fede cristiana come garanzia della verità.

  • Leone XIII, Custodi di quella fede, 1892 – Sulla vigilanza della Chiesa nei confronti delle istituzioni che si dichiarano cattoliche.

  • Pio XII, Militantis Ecclesiae, Lettera apostolica ai membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, 15 agosto 1949.

  • Segreteria di Stato Vaticana, Nota informativa sui cosiddetti “ordini cavallereschi” non riconosciuti dalla Santa Sede, 16 ottobre 2007.

2. Fonti Patristiche e Teologiche

  • San Bernardo di Chiaravalle, De Laude Novae Militiae (1135) – Elogio della nuova cavalleria: testo fondativo della teologia cavalleresca cristiana.

  • San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, Iª q.16 a.1 – Sulla definizione di verità: “Veritas est adaequatio rei et intellectus”.

  • San Vincenzo di Lerino, Commonitorium – Sul criterio per discernere la vera tradizione della Chiesa: quod ubique, quod semper, quod ab omnibus.

3. Codici e Fonti Canoniche

  • Decretum Gratiani (XII sec.) – Prima grande raccolta di diritto canonico; menziona la milizia al servizio della Chiesa.

  • Codex Iuris Canonici, 1983 – Codice attuale della Chiesa latina; norme sulle associazioni pubbliche di fedeli e ordini cavallereschi.

  • Pie Postulatio Voluntatis, Bolla di Pasquale II, 15 febbraio 1113 – Atto fondativo dell’Ordine degli Ospitalieri (poi Ordine di Malta).

  • Regola dell’Ordine del Tempio, approvata al Concilio di Troyes (1129) – Testo scritto che stabilisce disciplina, preghiera e missione dei templari.

4. Studi Storici e Letteratura sulla Cavalleria

  • Ramon Llull, Libre del Orde de Cavalleria (1274) – Uno dei testi più autorevoli sulla formazione spirituale del cavaliere cristiano.

  • Jean Flori, La cavalleria (Il Mulino, 2002) – Studio accademico che distingue tra cavalleria guerriera e cavalleria cristiana.

  • René Grousset, L’epopea delle Crociate (Bur, 2007) – Contestualizza storicamente gli ordini cavallereschi e il loro ruolo religioso.

  • Mario Moiraghi, L’enigma dei Templari (Piemme, 2003) – Analisi delle fonti storiche autentiche sulla cavalleria templare.

  • Umberto Eco, Sulla letteratura (Bompiani, 2002) – Contiene riflessioni sul valore culturale del codice scritto nella trasmissione del sapere e della fede.


Nota metodologica

Tutti i riferimenti a fonti ecclesiastiche sono stati verificati attraverso:

  • Il sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va)

  • Gli Acta Apostolicae Sedis

  • Le edizioni ufficiali delle opere dei Padri e dei teologi medievali

  • Le fonti manoscritte e codici storici conservati negli archivi degli ordini cavallereschi riconosciuti dalla Chiesa

Condividi su: