Ci sono storie che sembrano antiche e invece parlano al cuore dell’oggi. La proposta dei Cavalieri di Carlo Magno nasce così: non come rievocazione nostalgica, né come gioco romantico su un passato idealizzato, ma come cammino vivo dentro la realtà.
Questa fraternità nasce sull’onda lunga dell’esperienza dei Cavalieri del Graal, proposta per giovani voluta da don Giorgio Pontiggia negli anni Ottanta. Da lì, oggi, prende forma all’interno della Scuola di Comunità/Centro culturale Schola “Carlo Magno” il percorso per adulti “Fraternitas Caroli Magni”: una proposta educativa e formativa cristiana per uomini inseriti nel mondo, che desiderano vivere la fede come impegno concreto, amicizia, testimonianza pubblica e quotidiana conversione.
Non è un gruppo chiuso, non è un’associazione, non un ordine, non è un progetto organizzativo. Anzi vi fanno parte numerose personalità di vari ordini o associazioni. È una compagnia. Una compagnia dentro la vita della Chiesa, dentro l’esperienza educativa di Don Giussani, dove molti hanno riconosciuto che la vocazione cristiana e perché no, cavalleresca, è ancora possibile. E anzi, necessaria.
Perché oggi c’è bisogno di uomini che dicano noi. Non di eroi solitari, non di combattenti individualisti, nemmeno di aggregati idealisti, ma di amici fraterni che si sostengono e che riconoscono un dono ricevuto: un incontro che ha cambiato la vita e che chiama ad essere segno nel mondo.
La cavalleria cristiana non nasce mai da un ideale astratto. Il cristianesimo stesso non nasce come idea, ma come Avvenimento che investe la vita e la cambia. Così il cavaliere non dichiara fedeltà a un codice o a un padrone, ma a una Presenza viva: Cristo. È un uomo che guarda la realtà senza fuggire, senza ripararsi dietro il nichilismo, l’ironia o il disincanto, ma prendendola tutta sul serio. Anche quando pesa. Anzi, proprio lì nasce la vocazione: dentro la fatica, nel rimanere, nel portare, nell’offrirsi.
Chi vive questo cammino sa che il cuore si spegne se non è alimentato. Allora si diventa fuggiaschi, si scappa dalle circostanze come vigliacchi. Qui invece si cresce nell’arte opposta: stare, affrontare, offrire, pregare, agire. Ogni giorno ed in ogni ambito della vita, dove non contano mantelli o toghe, ma essere uomini all’altezza del proprio desiderio di felicità.
La promessa cavalleresca diventa così un “eccomi” reale, pronunciato davanti a Cristo e rinnovato nella vita ordinaria: nella famiglia, nel lavoro, nella fragilità e nella speranza. Non per sentirsi speciali, ma per restare mendicanti. Perché nessuno si salva da solo.
La fraternità ha un ritmo: incontri comunitari, preghiera quotidiana, momenti di amicizia, pellegrinaggi, ritiri, la promessa annuale. Gesti semplici che custodiscono un’appartenenza e rendono stabile ciò che il cuore riconosce come vero.
La regola è sobria. Non opprime, custodisce. Tre gesti quotidiani: pregare, condividere i bisogni dei compagni, essere testimoni nel mondo. È una disciplina che educa l’anima alla vigilanza e alla fedeltà.
Niente simbolismi oscuri o nostalgie romantiche. I Cavalieri di Carlo Magno portano la Croce di San Benedetto: segno di lotta e di pace, memoria della battaglia più radicale, quella che si combatte per costruire comunità e sostenere ciò che edifica l’uomo.
Così, passo dopo passo, nasce qualcosa che non è solo formazione, ma vita. Una vita adulta, consapevole, fondata su quel grido che definisce un cavaliere: Viva Cristo Re.
Chi sono allora questi cavalieri? Non guerrieri medievali, non rievocatori, non membri di un ordine segreto. Sono uomini del tempo presente che hanno incontrato Cristo e non vogliono vivere da spettatori. Cercano il Bene, desiderano servire, imparano a combattere il male in sé e attorno a sé, domandano di essere strumenti di pace e verità.
Sono un popolo che sta imparando a dire noi. Perché da soli non si regge. Perché la compagnia è la forma più vera della grazia. Perché ad essere insieme, tutto diventa possibilità.
E alla fine è semplice: sono uomini che vogliono essere fedeli a un Avvenimento che li ha chiamati per nome. Cavalieri cristiani nel tempo che Dio ha scelto per loro: il presente.
 
								 
								 
								 
            
           
            
           
            
           
				 
  
                    
  
                                        
  
                                        
  
                                       