Il cavaliere e la dama autentici sono coloro che vivono un atteggiamento di integrità, portati all’essenziale delle cose, senza dispersione o frivolezza. Il loro cuore è puro, la loro parola misurata, il loro spirito vergine. Come ha detto San Benedetto nella sua Regola, la virtù del cavaliere si manifesta nel silenzio e nella sobrietà delle parole: “I monaci devono coltivare il silenzio e parlare solo quando è necessario e con parole misurate.” Anche San Francesco di Sales ci esorta a: “Parla poco, e quando lo fai, che sia con dolcezza e senza giudicare gli altri.”
La Castità come Governo di Sé
Il cavaliere e la dama sono chiamati alla castità, intesa non solo come purezza sessuale, ma come governo dei sensi e dell’ego, che sempre tende ad affermare se stesso. San Tommaso d’Aquino ci insegna che la verità deve essere sempre detta con rettitudine, senza inganno e senza divisione: “L’uomo virtuoso parla solo quando è necessario e sempre con rettitudine, senza ingannare o seminare discordia.”
La castità è la forma più alta di libertà interiore, poiché il cavaliere e la dama non sono schiavi delle proprie pulsioni, ma testimoni di un amore casto, vergine, puro. Dice San Giovanni della Croce: “Il silenzio è il linguaggio di Dio; tutto il resto è traduzione imperfetta.”
La Missione: Segno di Autenticità
Un cavaliere e una dama che non vivono la dimensione della missione non sono autenticamente tali. Essi si trasformano in una compagnia chiusa, in una “compagnoneria” sterile, incapace di portare la verità al mondo. Invece di essere testimoni, diventano custodi del lamento e della chiusura, sottraendosi alla loro vera vocazione.
La missione non è una scelta tra tante, ma è il cuore dell’identità cavalleresca. Papa Francesco ammonisce: “Il cristiano autentico non è quello che si mostra impeccabile all’esterno, ma colui che è integro e autentico nel cuore.”
Se il cavaliere si chiude, diventa codardo, perché impiegato a nascondere la verità. Se invece si apre alla missione, porta un sguardo vergine, cioè uno sguardo puro, autentico, che cerca il bene anche nell’avversario. Dice Sant’Ignazio di Loyola: “Prima di parlare, chiediti se le tue parole sono necessarie e utili per chi ascolta.”
Carità e Gratuità
L’autentica missione è frutto della carità, che nasce attraverso la strettoia tremenda della croce. La carità non è un sentimento, ma la partecipazione alla verginità di Cristo:
“La coscienza di partecipare alla costruzione del Regno di Dio infonde un’onda nuova nel cuore, per cui il sentimento amoroso – attraverso una strettoia tremenda che si chiama croce – diventa autentica carità, raggiunge la verginità, la gratuità, cioè la carità come partecipazione alla verginità, essendo la verginità la totalità della vita vissuta nel riconoscimento che Cristo è tutto in tutti.”
Verità e Testimonianza
Il cavaliere e la dama non possono vivere di compromessi. La loro vita deve essere testimonianza di verità. Come dice San Paolo:
“Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.”
E come insegna l’ecumenismo cattolico:
“L’ecumenismo non è una tolleranza generica che può lasciare ancora estraneo l’altro, ma è un amore alla verità che è presente, fosse anche in un frammento, in chiunque.”
Chi è chiamato a questa via non può tradire la propria vocazione con l’inerzia e la chiusura. Anche Pietro ha tradito, ma ha saputo rialzarsi e confermare la propria fedeltà:
“Il tradimento aveva fatto emergere con chiarezza in lui il resto dei suoi errori, quanto lui non valesse niente, quanto fosse debole, debole da far compassione.”
Essere cavalieri e dame non è questione di abiti, simboli o gesti esterni. È questione di testimonianza viva, di cuore puro, di missione vissuta. Se non viviamo questa realtà, non siamo cavalieri, ma semplici spettatori di un’illusione.
Dobbiamo essere testimoni di una compagnia d’armi autentica, una fraternitas vera, fondata sull’amore di Cristo, sull’essenzialità della parola e sulla purezza dello sguardo. Solo così saremo veri difensori della fede, testimoni della luce e portatori della verità in questo mondo.
Bibliografia
- Regola di San Benedetto, cap. 6
- San Francesco di Sales, Filotea, Parte III, cap. 26
- San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 110-113
- San Giovanni della Croce, Dichos de Luz y Amor, 132
- Papa Francesco, Angelus, 29 agosto 2021
- Sant’Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, n. 22
- Luigi Giussani, “Il senso religioso”, 121, 181, 99
- Sacra Scrittura, 1 Cor 2,1-2