1. Chi era San Galgano?
Galgano Guidotti nasce a Chiusdino (Siena) intorno al 1148, da nobile famiglia. Cresce come un giovane cavaliere arrogante, ambizioso e dedito alla guerra, come molti della sua epoca. È l’archetipo del milite medievale, animato più dal proprio onore che dalla fede.
Tuttavia, verso i trent’anni, una serie di esperienze mistiche e visioni — tra cui l’apparizione dell’Arcangelo Michele — provocano in lui una profonda conversione. Galgano decide di abbandonare per sempre la spada per consacrarsi totalmente a Dio.
2. Il gesto: la spada nella roccia
Nel 1180 circa, Galgano sale sul Monte Siepi. In quel luogo isolato, per segnare il definitivo distacco dalla vita militare, compie un gesto potente:
confìgge la propria spada in una roccia, fino all’elsa, trasformandola in una croce.
📍 Questo gesto è storicamente reale: la spada è ancora oggi visibile all’interno della Rotonda di Montesiepi, ed è stata datata al XII secolo da indagini archeologiche.
È il gesto opposto alla leggenda arturiana: se Artù estrae la spada per governare, Galgano la confìgge per rinunciare al dominio.
Non più la guerra contro altri uomini, ma la battaglia interiore per diventare santi.
3. La battaglia nel cuore: la nuova milizia
L’atto di Galgano non è solo simbolico: rappresenta il passaggio dalla milizia fisica alla militia Christi, la stessa scelta che fecero nei secoli precedenti i primi santi militari, come:
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San Martino di Tours, che abbandonò l’esercito romano per farsi monaco e poi vescovo;
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San Giorgio, che preferì essere martirizzato piuttosto che rinnegare la fede;
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San Sebastiano, ucciso per aver difeso i cristiani da ufficiale imperiale.
Questi santi furono perseguitati proprio per aver scelto di non combattere più per l’Impero terreno, ma per un Regno che non è di questo mondo.
Anche Galgano, in forma più tardiva e occidentale, incarna questo ideale cavalleresco trasfigurato nella fede.
4. Dal cavaliere al santo: il cammino spirituale
Il gesto della spada nella roccia di San Galgano è un’azione sacramentale:
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egli pianta la spada come si pianta una croce, segnando il proprio luogo di sepoltura spirituale;
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il monte, luogo elevato, diventa altare;
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la spada, un tempo strumento di morte, diventa strumento di redenzione.
Galgano capisce che la vera guerra è nel cuore: contro la superbia, la lussuria, la vendetta, la vanagloria.
La sua “nuova battaglia” è una lotta ascetica, combattuta con il digiuno, la preghiera e il silenzio.
5. Il legame con la leggenda di Re Artù
Curiosamente, la leggenda della spada nella roccia di Re Artù compare proprio nello stesso periodo, alla fine del XII secolo, nella “Merlin” di Robert de Boron.
Molti studiosi ritengono che l’eco del gesto di Galgano — noto per la sua fama crescente e per il culto che si estese fino alla Francia — abbia ispirato il racconto arturiano. Ma con una sostanziale inversione di senso:
San Galgano | Re Artù |
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Confìgge la spada | Estrae la spada |
Rinnega il potere | Assume il potere |
Inizia la vita da santo | Inizia il cammino da re |
Serve Dio nel silenzio | Serve il regno nella battaglia |
Entrambi sono eletti, ma uno alla vita interiore, l’altro alla vita pubblica.
6. La cavalleria del cuore
San Galgano non è solo un eremita: è un cavaliere vero, che ha compreso che il più grande nemico non è fuori di noi, ma dentro. La sua spada è croce, il suo monte è monastero, il suo mantello è penitenza.
In un tempo in cui la cavalleria rischiava di perdere il suo fondamento spirituale, Galgano riporta tutto all’origine, annuncia la vittoria di Cristo nel cuore dell’uomo, e mostra la strada per una cavalleria evangelica: non per dominare, ma per salvare.
Approfondimenti
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Legenda beati Galgani, sec. XIII
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Mario Moiraghi, La spada nella roccia. San Galgano e il mistero del Graal, Ancora, 2001
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Franco Cardini, Alle radici della cavalleria medievale, Edizioni del Galluzzo
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Robert de Boron, Merlin
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Indagini scientifiche sul sito di Montesiepi (Università di Pavia, 2001)