Giancarlo Restivo

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Nel nostro tempo confuso da pseudo-spiritualismi, mistificazioni sincretiche e simbolismi deviati, la figura di San Bartolo Longo si erge come baluardo limpido di verità, conversione, e fedeltà totale alla Chiesa. Ex devoto all’occultismo, divenne apostolo del Rosario, fondatore del Santuario di Pompei, Cavaliere di Gran Croce del Santo Sepolcro e santo della Chiesa universale. Egli incarna il cavaliere cristiano contemporaneo: uomo di preghiera, combattente contro il male, servo della verità cattolica, testimone della luce.


1. Il rifiuto totale del linguaggio iniziatico

San Bartolo Longo, nella sua conversione, rifiuta radicalmente il linguaggio iniziatico che aveva conosciuto e praticato nell’ambito dello spiritismo e dell’occultismo. Il suo insegnamento è netto:

“Chi cerca la luce fuori dalla Chiesa, non troverà che tenebre.”
(Scritti Spirituali, Edizioni Mariana, Pompei)

Il linguaggio iniziatico, con i suoi simboli doppi, i riferimenti a energie, vibrazioni, cerchi di perfezione, kundalini, numerologie pseudo-pitagoriche o cabalistiche, reincarnazioni o preesistenze dell’anima, è un linguaggio ambiguo, oscuro e gravemente contrario alla fede cattolica. Non può essere “interpretato in chiave cattolica” perché la Chiesa ha già un linguaggio proprio, certo, chiaro, sacramentale.

“Dove c’è ambiguità e doppiezza, lì c’è il nemico.” (San Bartolo Longo, Lettere)


2. Il linguaggio della Chiesa è chiaro, sacramentale, pubblico

La fede cristiana non ha segreti riservati a pochi eletti, né riti di iniziazione progressiva: essa è rivelazione pubblica, universale, ecclesiale.
Scrive San Giovanni Paolo II:

“Il contenuto della rivelazione cristiana non è nascosto né riservato a pochi: è affidato alla Chiesa, perché lo annunci apertamente.”
(Fides et Ratio, n. 13)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2116–2117) condanna:

  • la divinazione,

  • l’astrologia,

  • la magia bianca e nera,

  • lo spiritismo,

  • ogni forma di esoterismo o sincretismo spirituale.

Il linguaggio sacramentale cattolico è chiaro:

  • il battesimo è uno e irripetibile;

  • non esiste reincarnazione (cfr. CCC n. 1013);

  • non esistono “energie spirituali” da risvegliare (come il kundalini);

  • l’anima non preesiste, ma viene creata direttamente da Dio nel momento del concepimento (CCC n. 366).


3. Origene, reincarnazione, terzo occhio: errori condannati

Già la Chiesa antica condannò le teorie errate di Origene sulla preesistenza delle anime e la possibilità di ritorni successivi dell’anima nel corpo. Il II Concilio di Costantinopoli (553 d.C.) afferma:

“Se qualcuno dice o ritiene che l’anima umana preesiste, sia anatema.”

Il “terzo occhio”, concetto derivante da tradizioni induiste ed esoteriche, non ha alcuna cittadinanza nel pensiero cattolico, così come la figura del daemon come guida personale è del tutto estranea alla dottrina cristiana.

La numerologia pitagorica o la cabala sono linguaggi gnostici, che pretendono di decifrare Dio con strumenti dell’uomo: idolatria dell’ideologia e dell’istintività. Il cristiano, invece, riceve la verità per rivelazione, e non la inventa.


4. Lo Spirito Santo è nella Chiesa, non altrove

Scrive Papa Francesco:

“Lo Spirito Santo non è una energia impersonale o una vibrazione cosmica: è Persona divina, è il cuore vivo della Chiesa.”
(Omelia di Pentecoste, 9 giugno 2019)

E Benedetto XVI:

“Non è possibile invocare lo Spirito contro la Chiesa. Lo Spirito agisce nella Chiesa, non fuori.”
(Omelia alla Messa Crismale, 2006)

Ogni tentativo di “spiritualità alternativa” che pretenda di superare, affiancare o sostituire la Chiesa — come accade nelle teorie della “Chiesa di Giovanni” in opposizione a Pietro — è eresia, gnosticismo, illusione pericolosa.


5. Bartolo Longo: cavaliere perché totalmente obbediente alla Chiesa

San Bartolo Longo non è santo perché ha avuto esperienze spirituali, ma perché ha rinnegato ogni esperienza contraria alla fede, e ha abbracciato totalmente il linguaggio, la liturgia e il magistero della Chiesa. La sua santità è figlia dell’obbedienza, della penitenza, e dell’umiltà.

Papa Leone XIII, nel 1901, lo definì:

“Apostolo del Rosario e devoto cavaliere del Redentore”.

Papa Pio XI, nel 1925, lo insignì del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, riconoscendo in lui un cavaliere contemporaneo della fede.


6. Bartolo Longo, cavaliere della luce vera

San Bartolo ci dice: chi oggi si dice “cavaliere”, ma non riconosce la verità ecclesiale, non abbandona il linguaggio iniziatico, non rigetta i falsi simbolismi e le dottrine ambigue, non è un cavaliere di Cristo.

Bartolo Longo ci insegna:

  • Che ogni potere spirituale autentico è nella Chiesa;

  • Che ogni deviazione sincretista è tradimento;

  • Che la vera cavalleria è totale obbedienza a Pietro e al Vangelo.

“Chi prega il Rosario, non si perderà. Chi è fedele alla Chiesa, è già nella luce”
(San Bartolo Longo)

7. La Chiesa non rifiuta, ma chiama alla conversione

È fondamentale ribadire che la Chiesa non rifiuta le persone che cadono in queste deviazioni, anche quando si presentano con linguaggi confusi, spiritualismi alternativi o percorsi sincretici. La Chiesa comprende tutto, ma non giustifica l’errore. Ama tutto, ma non chiama bene ciò che è male. Non respinge, ma chiama alla conversione, con pazienza materna e ferma chiarezza, come una madre che attende il figlio smarrito.

Chi desidera essere riconosciuto come cavaliere di Cristo, non può proporre una propria idea soggettiva di Gesù, ma deve riconoscere il Cristo vivente nel Corpo della Chiesa, cioè nella comunione visibile, sacramentale e gerarchica di Pietro e dei suoi successori. L’amore della Chiesa non è una tolleranza indifferente, ma un abbraccio che attende, custodisce e corregge, come Cristo con Pietro: “Mi ami tu?” (Gv 21,17).

“La Chiesa non chiude le porte, ma non apre varchi all’errore. Attende il ritorno, come il Padre del figliol prodigo, ma non smette mai di ricordare dov’è la casa.”
(cf. San Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis)

8. Il problema nel cuore dell’uomo

Spesso, per screditare la posizione della Chiesa e giustificare derive gnostiche, esoteriche o iniziatiche, si attacca la Chiesa nei suoi limiti umani, accusandola di corruzione, pedofilia, scandali e nefandezze, come se fosse lei la causa del male nel mondo. Ma questa è una mistificazione antica: far passare l’Immacolata per impura e l’eretico per puro. Si invoca una pretesa “Chiesa interiore”, libera da dogmi e riti, come se la verità potesse risiedere in un’esperienza soggettiva e non in un corpo reale, storico, visibile.

Ma la realtà mostra che i primi a cadere nel disordine, nella manipolazione, nell’abuso spirituale ed emotivo, sono proprio quei gruppi che si proclamano alternativi alla Chiesa. Non è la Chiesa il problema. Il problema è il cuore dell’uomo, segnato dal peccato. Cristo non ha fondato la Chiesa perché gli uomini erano santi, ma perché erano peccatori. E proprio per questo ha scelto Pietro, che aveva rinnegato, e gli ha detto: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,17).

“La Chiesa è santa anche se composta da peccatori, perché in essa agisce Cristo stesso e il suo Spirito.”
(Papa Benedetto XVI, Catechesi del 15 aprile 2009)

E ancora:

“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) — non con una dottrina astratta, ma con una Presenza viva che si trasmette nella Chiesa, unica sposa del Cristo.

9. La Chiesa non va salvata, ma amata

In certi ambienti alternativi o pseudo-cavallereschi si insinua la pretesa sottile di essere gli “eletti”, i più “risvegliati”, depositari di una conoscenza che — a loro dire — la Chiesa avrebbe tradito o abbandonato. Si autoconvincono che, attraverso le loro azioni, rituali o “purificazioni spirituali”, la vera Chiesa tornerà alla luce e sarà finalmente “liberata” dal fango in cui l’avrebbero gettata i suoi stessi pastori. Ma questa è una forma raffinata di superbia, una gnosi mascherata da zelo, che non serve la Chiesa, ma si pone contro di essa.

La verità è che la Chiesa non ha bisogno di essere salvata: è già salva, perché è il Corpo di Cristo. È fragile nei suoi membri, sì, ma incorruttibile nella sua natura, perché fondata su Pietro, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (Mt 16,18). Non attende redentori alternativi: ha già il suo Redentore, Cristo. Ciò di cui la Chiesa ha bisogno non è la correzione superba degli “illuminati”, ma l’amore fedele dei suoi figli, perché è il luogo in cui lo Spirito Santo fa nuove tutte le cose (Ap 21,5). Chi ama Cristo, ama la sua Chiesa così com’è, nella sua carne, nei suoi santi e nei suoi peccatori, e si offre non per rifondarla, ma per servirla.

“Chi non ha la Chiesa per madre, non può avere Dio per Padre.”
(San Cipriano di Cartagine)


Fonti ufficiali e documenti ecclesiali

  • Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2115–2117, 366, 1013.

  • San Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, Dominum et Vivificantem.

  • Benedetto XVI, Omelie e Catechesi sullo Spirito Santo, 2006.

  • Papa Francesco, Omelia Pentecoste, 9 giugno 2019.

  • Concilio di Costantinopoli II, 553 d.C., anatemi contro Origene.

  • Scritti Spirituali di Bartolo Longo, Edizioni Mariana, Pompei.

  • Rocco Ronzani, Bartolo Longo: un laico contro l’occultismo, Riv. Teol. Evangelizzazione, n. 2 (2010).

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