Il rifiuto della rivelazione di Cristo da parte del popolo ebraico e il tradimento di Giuda Iscariota rappresentano due aspetti di una stessa dinamica spirituale: l’incapacità di accettare un Messia che sovverte le attese umane e che propone una salvezza fondata sulla croce piuttosto che sul potere terreno. Questo parallelismo può essere illuminato alla luce del pensiero gnostico, che si affaccia già all’epoca di Cristo e che si sviluppa nei secoli successivi come tentativo di ridefinire la relazione tra Dio e l’uomo su basi alternative alla rivelazione cristiana.
Il Rifiuto del Popolo Ebraico
Il popolo ebraico, specialmente nelle sue classi dirigenti, rifiutò Gesù nonostante le Scritture annunciassero chiaramente un Messia che avrebbe sofferto per la redenzione dell’umanità (Isaia 53). La ragione principale di questo rifiuto fu l’attesa di un Messia politico e trionfante, capace di restaurare il regno terreno d’Israele. La distruzione del Tempio nel 70 d.C., interpretata dai cristiani come la conferma che la Nuova Alleanza aveva sostituito la vecchia, spinse il giudaismo rabbinico a una reazione opposta: invece di riconoscere Cristo, esso si chiuse in una difesa ostinata della Legge mosaica e sviluppò una teologia sempre più lontana dalla rivelazione cristiana.
In questo contesto si inserisce l’origine della gnosi giudaizzante, che vide il Dio dell’Antico Testamento come un demiurgo imperfetto, incapace di garantire la salvezza al suo popolo. Il rifiuto di Cristo, pertanto, non fu solo un atto storico, ma una vera e propria apostasia teologica: il popolo eletto rigettò il compimento della rivelazione e si chiuse in un’interpretazione distorta della propria storia sacra.
Giuda Iscariota: L’Apostasia Personale
Giuda Iscariota incarna in modo individuale ciò che il popolo ebraico visse collettivamente: il rifiuto di un Messia crocifisso e la ricerca di un Cristo che rispondesse alle proprie aspettative. La figura di Giuda è complessa: egli non tradì per puro odio, ma per un tentativo di forzare la manifestazione messianica di Gesù secondo uno schema umano.
Giuda, come molti gnostici successivi, sembra vedere in Cristo un maestro di sapienza più che il Figlio di Dio incarnato. Il suo tradimento può essere letto come un tentativo di costringere Gesù a rivelarsi con potenza, attraverso uno scontro con l’autorità romana e il Sinedrio. Ma Cristo non risponde con la forza, bensì con il sacrificio. Questo sconvolge Giuda, che finisce con il distruggersi nella disperazione, incapace di accettare la misericordia divina. Anche qui vediamo un riflesso del pensiero gnostico: l’incapacità di accettare la redenzione come dono gratuito di Dio e la volontà di costruire la propria salvezza secondo criteri umani.
Il Pensiero Gnostico: Un Rifiuto Continuo della Croce
Come emerge dagli studi sulla gnosi, essa rifiuta la croce e la sostituisce con una conoscenza segreta, riservata agli eletti. Questo atteggiamento si riflette sia nella reazione del giudaismo rabbinico alla predicazione cristiana, sia nell’apostasia di Giuda: entrambi rifiutano l’idea che la salvezza venga dalla sofferenza accettata e redenta.
Lo gnosticismo, sviluppatosi nei primi secoli del cristianesimo, riprende questa negazione della croce e trasforma Cristo in un maestro di illuminazione piuttosto che nel Redentore incarnato. Questo spiega il proliferare di vangeli apocrifi gnostici, che ritraggono Gesù come un iniziato esoterico, e la loro avversione per il Dio dell’Antico Testamento, visto come un essere inferiore e malvagio.
Il rifiuto della rivelazione, sia a livello collettivo nel popolo ebraico sia a livello individuale in Giuda, si radica in un errore comune: il voler determinare Dio secondo le proprie aspettative, anziché accettarlo nella sua reale manifestazione. Questa logica si ripete nel pensiero gnostico e, in forme moderne, nelle ideologie che rigettano la croce per sostituirla con un messianismo terreno o con un’auto-salvezza individuale.
La lezione che ne traiamo è chiara: la fede cristiana non è un sapere segreto né un progetto umano, ma un incontro reale con Cristo, che chiede accoglienza e sequela. Solo abbracciando la croce si entra nella vera conoscenza, quella dell’amore di Dio che salva.
Bibliografia
- Sant’Ireneo di Lione, Adversus Haereses (Contro le eresie)
- Robert Grant, Gnosis and Early Christianity, 1959
- Jean Daniélou, Théologie du judéo-christianisme, 1958
- Henri de Lubac, Exégèse médiévale, 1959
- Joseph Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo, 1968
- Eric Voegelin, Science, Politics and Gnosticism, 1959
- Gershom Scholem, Le origini della Kabbalah, 1962
- Claudio Moreschini, Storia dello gnosticismo, 1995