Giancarlo Restivo

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San Bernardo di Chiaravalle, uno dei grandi fondatori della mistica medievale, ha lasciato un’impronta indelebile sulla spiritualità cristiana. Il suo pensiero si articola attorno a una profonda esperienza mistica, che mette al centro l’incontro personale e diretto con Cristo, mediato dalla Scrittura, dalla meditazione, dalla preghiera e dall’elevazione dell’anima verso Dio, fino a raggiungere l’estasi.

L’Approccio ideale di San Bernardo

Bernardo non respinge la filosofia, riconoscendo il suo valore come discorso razionale per riflettere sui dogmi della fede. Tuttavia, per lui, la vera filosofia (come metodo) consiste nel conoscere Cristo attraverso un’esperienza viva e diretta. Questo approccio esperienziale si manifesta chiaramente nel suo “De gradibus humilitatis et superbiae” (“I gradini dell’umiltà e della superbia”), dove, ispirandosi a San Benedetto da Norcia, descrive i dodici gradini dell’umiltà che l’anima deve salire per giungere alla Verità, identificata con Cristo stesso.

I dodici gradini dell’umiltà, descritti da San Bernardo di Chiaravalle nel suo “De gradibus humilitatis et superbiae” (“I gradini dell’umiltà e della superbia”), rappresentano un percorso ascetico che l’anima deve seguire per giungere alla perfetta unione con Dio. Questi gradini sono ispirati alla Regola di San Benedetto e costituiscono un itinerario spirituale che porta dalla consapevolezza della propria miseria alla comunione con Dio. Ecco i dodici gradini dell’umiltà secondo San Bernardo:

  1. Timore di Dio: Il primo gradino è il timore di Dio, come riconoscimento della necessità di una volontà che sia oltre la propria. Abbiamo bisogno di un criterio più grande di noi e che venga da fuori di noi per essere autenticamente uomini. L’umano ha il cuore per riconoscere la verità ma ha bisogno di incontrarla. Gli è impossibile creare la verità.
  2. Abnegazione della volontà: L’umile rinuncia alla propria volontà, conformandola a quella divina e obbedendo ai superiori con docilità. L’abnegazione è l’atto di riconoscimento dell’appartenenza ad una storia più grande, che va oltre il criterio viandante del sentimentalismo. L’umano ha bisogno di un’oggettività per non divenire schiavo dei propri istinti, umori e voglie.
  3. Obbedienza: Il terzo gradino è l’obbedienza incondizionata e pronta ai comandamenti di Dio e alle disposizioni dei superiori, senza mormorazioni o esitazioni. L’onore dell’uomo trova consistenza nell’affermazione di un’obbedienza a cui consegna le proprie attese. L’affermazione di un’autorità più vera della propria misura contingente.
  4. Pazienza nelle difficoltà: L’umile accetta con pazienza le difficoltà, le ingiustizie e le sofferenze, senza lamentarsi o ribellarsi. Il lamento come criterio nei rapporti umani viene abbandonato a vantaggio del far propria la visione di Dio che trasforma il male in bene.
  5. Confessione dei peccati: Il quinto gradino consiste nel confessare con sincerità e umiltà i propri peccati, riconoscendo il proprio limite e chiedendo perdono a Dio. Il perdono come bisogno di un nuovo inizio. L’umano nel tempo dell’esilio cade, ma può rialzarsi attraverso la forza della grazia concessa al proprio pentimento (riconoscimento della verità di sé).
  6. Accettazione della finitezza: L’umile riconosce la propria condizione di finitezza e non si esalta per le proprie virtù o successi, ma si considera sempre bisognoso dell’aiuto degli altri. L’umile è tale perché non si concepisce da solo ma dentro l’unità della fratellanza che completa la persona e la propria identità.
  7. Affidamento all’opera di Cristo: L’umile affida completamente la propria volontà a quella divina, consegnandosi totalmente a Dio e abbracciando il progetto che Dio predispone per la propria storia personale e consegnandovi la vita. L’affidamento è il sacrificio della propria misura, il riconoscimento che l’Opera che Dio ha pensato è più autentica di qualsiasi progetto personale.
  8. Conformità alle regole: Il rispetto rigoroso delle regole e delle tradizioni della comunità religiosa è il segno di un vero umile che non cerca di distinguersi, ma si sottomette alla disciplina comune. L’adesione ad una tradizione come spina dorsale della propria visione delle cose. Aderire con la consapevolezza che si appartiene ad una storia che ci precede e che costruisce la nostra umanità rendendola più autenticamente umana.
  9. Silenzio: Il nono gradino è il silenzio, che riflette la disposizione interiore dell’umile a non parlare se non per necessità e a evitare le chiacchiere inutili. Il Silenzio come luogo di custodia delle grandi domande “chi sono io?”, “Da dove vengo e dove vado?”, “Cristo è colui che dice di essere?”. Nel Silenzio custodiamo e assecondiamo le domande sulla vita che alimentano la nostra fame di verità.
  10. Moderazione nel parlare: L’umile parla con moderazione e misura, evitando di affermare o difendere le proprie opinioni con arroganza. L’uso di forme e modi che manifestino il rispetto per l’altro come accoglienza, come manifestazione della fraternitas che Dio ci ha donato. Il vivere la fraternitas nel rispetto dell’unicità dell’altro che, come noi, è in cammino.
  11. Gravità e serietà: L’umile manifesta un atteggiamento di gravità e serietà, rifuggendo dalle frivolezze e mantenendo sempre un comportamento dignitoso. La consapevolezza di chi siamo, e l’esigenza di mostre la verità di noi con compostezza e autorevolezza. Ma soprattutto con autenticità, senza ricercare l’apparenza. La vera forma che manifesta la vera sostanza.
  12. Umiltà interiore e esteriore: L’ultimo gradino è l’umiltà perfetta, che si manifesta non solo nell’interiorità ma anche nell’esteriorità, con un atteggiamento di costante riverenza e modestia. L’umiltà non è prodotta da volontà umana, ma è frutto della grazia, che permette l’immedesimazione con la personalità di Cristo. Perciò a fondamento dell’umiltà vi è la preghiera come domanda di compimento e di salvezza qui ed ora.

Questi dodici gradini costituiscono un percorso di crescita spirituale che, secondo San Bernardo, conduce l’anima a una profonda comunione con Dio, attraverso l’esercizio delle virtù e la rinuncia all’orgoglio e alla superbia.

Il culmine di questi gradini è il riconoscimento della propria piccolezza in confronto alla grandezza di Dio. Questo riconoscimento non è un disprezzo di sé, ma una stima, fondata sull’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. San Bernardo enfatizza che l’umiltà porta a una profonda consapevolezza della propria e dell’altrui miseria, alimentando così la pietà e l’amore verso il prossimo. Questo percorso culmina nella giustizia divina, che si manifesta nella salvezza operata da Dio per amore dell’uomo. L’uomo mendicante di Cristo è il vero protagonista della storia umana.

 

L’Estasi e l’Amore in San Bernardo

L’estasi, secondo Bernardo, è il punto culminante dell’incontro tra Dio e l’uomo, un’esperienza di unione profonda in cui l’anima è deificata, pur mantenendo la distinzione sostanziale tra l’essere umano e divino. Nel “De diligendo Deo” (“Sul dovere di amare Dio”), Bernardo descrive i quattro gradi dell’amore:

  1. L’amore di sé per sé: l’uomo si ama egoisticamente.
  2. L’amore di Dio per sé: grazie alla grazia divina, l’uomo ama Dio per i benefici ricevuti.
  3. L’amore di Dio per Dio: l’uomo, con l’aiuto di Dio, ama Dio in modo disinteressato, per ciò che Dio è.
  4. L’amore di sé per Dio: l’uomo raggiunge, nell’estasi, una perfetta armonia tra la sua volontà e quella divina, pur mantenendo la distinzione tra la sostanza umana e divina.

Bernardo afferma che vivere questa esperienza è come essere “deificati”, un concetto che illustra con la seguente metafora tratta dal De diligendo Deo:

“Allo stesso modo che una gocciolina d’acqua che cade in una quantità di vino sembra diluirsi e scomparire per prendere il gusto e il colore del vino; allo stesso modo che l’aria, inondata dalla luce solare, sembra essa stessa trasformarsi in questa chiarezza luminosa, al punto che sembra essere non più illuminata, ma luce; allo stesso modo ogni affetto [= volontà, sentimento] deve giungere, presso i santi [= credenti] a fondersi e a liquefarsi per passare interamente nella volontà di Dio. Come potrebbe, infatti, Dio, essere tutto in tutte le cose, se nell’uomo restasse qualcosa dell’uomo? Indubbiamente, la sua sostanza [= l’essere dell’uomo] permarrà, ma sotto un’altra forma […] e un’altra gloria” (De diligendo Deo, X, 28).

La Devozione Mariana di San Bernardo

Un altro aspetto fondamentale del pensiero di San Bernardo è la sua profonda devozione a Maria. Nei “Sermones in laudibus Virginis Matris” (“Sermoni in lode della Vergine Madre”), Bernardo descrive Maria come la perfetta mediatrice tra Cristo e l’umanità, il primo esempio di umanità redenta. Egli sottolinea il ruolo unico di Maria nella storia della salvezza, essendo colei che ha accolto Cristo nel suo grembo, rendendosi strumento della volontà divina.

Bernardo, commentando il passo evangelico di Luca 1, 26-38 (L’Annunciazione), scrive:

“Avvenga di me quello che hai detto. [Lc 1, 38] – Avvenga di me, da parte della Parola, secondo la tua parola [quella dell’angelo Gabriele]. […] Non voglio che si faccia per me la parola pronunciata secondo oratoria, o significata nelle figure, o sognata nell’immaginazione, ma la Parola infusa nel silenzio, incarnata in una persona […]. La Parola, che in sé non poteva e non aveva bisogno di essere fatta, si degni di essere fatta in me secondo la tua parola” (Sermones in laud., IV, 11).

Questa visione è magnificamente riassunta nella preghiera che Dante Alighieri mette in bocca a San Bernardo nel canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia:

“Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’etterno consiglio, / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ’l suo Fattore / non disdegnò di farsi sua fattura.”

In questi versi, Bernardo esprime la sua visione di Maria come mediatrice perfetta e modello dell’umanità redenta, aperta alla comunione con Dio e, per questo, salvata da Lui.

San Bernardo di Chiaravalle è una figura centrale per la chiesa, il cui pensiero ha profondamente influenzato la spiritualità cristiana. Attraverso i suoi scritti, egli ha tracciato un cammino di ascesa spirituale che passa dall’umiltà alla carità, culminando nell’estasi dell’unione con Dio. La sua devozione a Maria come mediatrice e modello di umanità redenta rappresenta un altro pilastro del suo pensiero, che continua a ispirare i credenti nella loro ricerca di Cristo.

Bibliografia

  1. San Bernardo di Chiaravalle. De gradibus humilitatis et superbiae (“I gradini dell’umiltà e della superbia”). Cistercian Publications.
    • Questo testo è fondamentale per comprendere il percorso spirituale dei dodici gradini dell’umiltà descritto da San Bernardo e citato nel documento.
  2. San Bernardo di Chiaravalle. De diligendo Deo (“Sul dovere di amare Dio”). Edizioni Paoline.
    • Qui San Bernardo descrive i quattro gradi dell’amore, includendo l’estasi come punto culminante dell’incontro tra Dio e l’uomo.
  3. San Benedetto da Norcia. Regola di San Benedetto. Edizioni Cistercensi.
    • Il documento cita l’influenza della Regola di San Benedetto sulla spiritualità e i gradini dell’umiltà di San Bernardo.
  4. San Bernardo di Chiaravalle. Sermones in laudibus Virginis Matris (“Sermoni in lode della Vergine Madre”). Cistercian Publications.
    • Questo testo esplora la devozione mariana di San Bernardo, descrivendo Maria come la mediatrice perfetta e modello dell’umanità redenta.
  5. Dante Alighieri. Divina Commedia: Paradiso, Canto XXXIII. Edizioni Mondadori.
    • La preghiera di San Bernardo alla Vergine, presente nel Canto XXXIII del Paradiso, viene citata per descrivere la visione mariana di San Bernardo.
  6. Giovanni Paolo II. Redemptoris Mater. Libreria Editrice Vaticana, 1987.
    • Enciclica che riflette sul ruolo di Maria come mediatrice, coerente con la visione di San Bernardo descritta nel documento.
  7. Papa Benedetto XVI. Dottori della Chiesa. Libreria Editrice Vaticana.
    • Discorso su San Bernardo di Chiaravalle, che esplora il suo contributo alla mistica e alla spiritualità cristiana.
  8. Hans Urs von Balthasar. La teologia dei mistici. Edizioni San Paolo.
    • Un approfondimento sul contributo di San Bernardo alla mistica medievale e la sua influenza sulla spiritualità cristiana.
  9. Thomas Merton. Lezioni di spiritualità cistercense. Edizioni Qiqajon.
    • Merton fornisce un’analisi dettagliata della spiritualità cistercense, di cui San Bernardo è uno dei massimi rappresentanti, offrendo una comprensione del suo pensiero e della sua visione dell’umiltà e dell’amore.
  10. André Vauchez. La spiritualità del Medioevo occidentale (VIII-XIII secolo). Edizioni Jaca Book.
    • Questo testo fornisce una panoramica sulla spiritualità medievale, collocando il contributo di San Bernardo nel contesto più ampio del movimento mistico del Medioevo.

 

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