1. Contesto dell’Apocalisse
L’Apocalisse di San Giovanni è una rivelazione profetica sul compimento della storia, non una narrazione catastrofista. Al centro vi è Cristo, l’Agnello che apre i sigilli del libro della storia e manifesta la verità ultima delle cose. I cavalieri che emergono all’apertura dei primi quattro sigilli rappresentano forze che scuotono la terra: guerra, divisione, ingiustizia, morte. Ma prima ancora, vi è un altro cavaliere, che appare glorioso e trionfante.
2. I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse (Ap 6,1-8)
Primo Cavaliere – Cavallo bianco
“Colui che lo cavalcava aveva un arco. Gli fu data una corona, ed egli uscì vittorioso per vincere ancora.”
- Simboleggia per molti esegeti la proclamazione del Vangelo o Cristo stesso.
- Porta l’arco della verità, non della violenza.
- La corona è simbolo di regalità divina.
Secondo Cavaliere – Cavallo rosso fuoco
- Rappresenta la guerra, la violenza e la divisione.
Terzo Cavaliere – Cavallo nero
- Simbolo della fame, dell’ingiustizia economica e sociale.
- Porta la bilancia del giudizio.
Quarto Cavaliere – Cavallo verdastro (pallido)
- È la Morte, seguita dagli Inferi.
- Simboleggia la dissoluzione, la malattia, il crollo spirituale.
3. Cristo come Cavaliere Bianco (Ap 19,11-16)
È in questo passo che l’immagine si chiarisce definitivamente:
“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco. Colui che lo cavalca si chiama Fedele e Veritiero… Sulla veste e sulla coscia porta scritto un nome: Re dei re e Signore dei signori.”
Qui Cristo non è solo simile a un cavaliere: è il Cavaliere escatologico, glorioso, Re universale, che guida gli eserciti celesti. La spada che esce dalla sua bocca è la verità, che giudica e salva.
4. Origine simbolica nella tradizione profetica ebraica
La figura dei cavalli inviati da Dio è già presente nella Bibbia ebraica:
- Zaccaria 1,8-10: cavalli inviati da Dio a percorrere la terra.
- Zaccaria 6,1-8: quattro carri con cavalli di diversi colori, definiti “i quattro spiriti del cielo”.
- Geremia 4,13 e Isaia 66,15: cavalli e carri come strumenti del giudizio divino.
Queste immagini sono quindi parte di una lunga tradizione profetica, che San Giovanni riprende e potenzia.
5. Valenza storica e profetica della figura del Cavaliere
Nel I secolo d.C., epoca in cui fu scritta l’Apocalisse, la fanteria era l’elemento centrale degli eserciti. La cavalleria non era ancora un archetipo eroico, ma un simbolo imperiale, di trionfo e potere.
La figura del cavaliere come eroe cristiano nascerà solo molti secoli dopo, con:
- L’introduzione delle staffe (VII-VIII secolo), che rendono possibile il combattimento a cavallo.
- L’ascesa di Carlo Magno, che istituzionalizza la cavalleria cristiana.
Nessuno nel I secolo poteva “inventare” il cavaliere cristiano come archetipo.
6. L’epica cavalleresca come risposta alla profezia
Ecco la chiave della lezione:
Cristo, Cavaliere Bianco dell’Apocalisse, anticipa la figura storica del cavaliere epico.
La cavalleria medievale non è all’origine dell’immagine apocalittica. È vero il contrario:
L’epica cavalleresca è risposta a una profezia, non sua fonte.
Quando nasce il “Miles Christi”, egli è già inconsapevolmente risposta a una chiamata spirituale: seguire l’Agnello dovunque vada (Ap 14,4). Il cavaliere medievale che si sacrifica per la giustizia, la verità e la fede è un riflesso storico di un archetipo eterno.
“Cristo non è un cavaliere perché esistono i cavalieri; esistono i cavalieri perché Cristo è apparso come Cavaliere della Verità.”
Bibliografia
- Sacra Scrittura: Ap 6,1-8; Ap 19,11-16; Zc 1 e 6; Ger 4; Is 66.
- S. Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae
- Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dal Battesimo alla Trasfigurazione
- Giacomo Biffi, Il Cristianesimo non è una dottrina, ma un fatto
- Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa
- Giancarlo Restivo, Il senso presente della cavalleria cristiana
A cura del Direttore Giancarlo Restivo