Lezione sull’identità cavalleresca dopo la riforma del 2022
Direttore della Schola “Carlo Magno” – Giancarlo Restivo
Introduzione
Nel corso della storia cristiana, l’Ordine di Malta ha rappresentato una delle forme più alte e durature di cavalleria sacra. Tuttavia, le recenti riforme canoniche imposte nel 2022 da Papa Francesco hanno ridisegnato alcuni profili istituzionali e spirituali dell’Ordine. Sorge quindi una domanda fondamentale: chi può dirsi davvero cavaliere oggi?
E, soprattutto, cosa significa ancora essere cavaliere in un tempo che ha superato la guerra e dissolto la nobiltà ereditaria?
1. La struttura interna dell’Ordine: i tre ceti
L’Ordine di Malta distingue i suoi membri in tre ceti principali, secondo la Carta Costituzionale:
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Primo ceto – Cavalieri Professi (di Giustizia)
Sono religiosi a tutti gli effetti. Pronunciano voti solenni di povertà, castità e obbedienza. Partecipano alla vita spirituale come membri consacrati e costituiscono il cuore carismatico dell’Ordine. -
Secondo ceto – Cavalieri in Obbedienza
Sono laici che emettono una promessa di obbedienza alla regola dell’Ordine, pur senza voti religiosi. Vivono il carisma in modo più intenso, ma restano nel mondo, spesso impegnati in opere caritative e apostoliche. -
Terzo ceto – Cavalieri laici (di Grazia, Onore e Devozione)
Sono i membri più numerosi. Non professano voti, ma si impegnano nel sostegno all’Ordine e nel vivere i valori della fede e del servizio. Conservano un titolo onorifico, che può derivare da nobiltà o da meriti spirituali e civili.
2. Le cifre della cavalleria melitense
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I membri totali dell’Ordine di Malta sono circa 13.500.
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Di questi, solo circa 32 sono Professi, ovvero cavalieri religiosi nel senso pieno.
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Questo significa che meno dello 0,2% dei membri è oggi un “vero cavaliere” nel senso originario del termine.
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Il restante 99,8% è composto da cavalieri laici, cavalieri d’obbedienza, dame e cappellani.
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Il requisito della nobiltà, un tempo essenziale, è oggi richiesto solo per alcuni titoli d’onore: non è più vincolante né per l’obbedienza né per la professione religiosa.
3. Le riforme del 2022: cosa è cambiato
Papa Francesco ha emanato nel 2022 una nuova Carta Costituzionale dell’Ordine, con i seguenti effetti:
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Ha rafforzato la centralità della vocazione religiosa dei Professi.
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Ha stabilito che il Gran Maestro debba essere un religioso professante, e non semplicemente un nobile.
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Ha imposto una maggiore adesione alla vita ecclesiale anche per i cavalieri laici, ridefinendo la cavalleria non come privilegio, ma come impegno cristiano.
La cavalleria, dunque, non è scomparsa, ma si è trasfigurata in vocazione di servizio spirituale e caritativo.
4. Riflessione: può dirsi cavaliere chi non è Professo?
Questa è la questione più delicata e urgente. Se i veri cavalieri sono i Professi, e se costoro rappresentano una minoranza rarissima, cosa resta della cavalleria per tutti gli altri membri?
La risposta è duplice.
Da un lato, è vero che la dimensione canonica e spirituale piena della cavalleria è oggi riservata solo a chi pronuncia i voti religiosi. Essere cavaliere, in senso stretto, significa consacrare la propria vita a Dio attraverso una milizia spirituale che ha radici nel monachesimo e nell’epica cristiana.
Dall’altro lato, però, la cavalleria non si esaurisce in un voto, ma può esprimersi in uno stile di vita, in una testimonianza pubblica di fede, in una coerenza tra il cuore e le opere.
Chiunque vive per difendere la fede, soccorrere i poveri, sostenere la verità, servire senza vantaggio, può essere ritenuto un cavaliere nel senso cristiano e ontologico.
“La cavalleria non si eredita, né si indossa: si testimonia.”
In questo senso, la cavalleria è oggi più che mai una vocazione aperta, non a chi ha sangue nobile, ma a chi ha cuore nobile.
Conclusioni
L’Ordine di Malta, oggi come ieri, continua a rappresentare un modello di milizia spirituale e servizio cristiano.
Sebbene il titolo pieno di “Cavaliere di Giustizia” sia oggi riservato a pochissimi religiosi Professi, la vocazione cavalleresca può essere vissuta da ogni cristiano che si fa servo della verità, della carità e della fede.
La riforma ha ristretto l’uso canonico del titolo, ma ha reso più profondo il suo significato: essere cavaliere oggi è un atto di coscienza, non di nobiltà.
Bibliografia
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[Edizione storica di riferimento sulla tradizione dell’Ordine] -
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(Per il concetto di testimonianza come forma di cavalleria spirituale.) -
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(Per la visione ontologica dell’appartenenza cristiana come chiamata.) -
Restivo, Giancarlo, Il senso presente della cavalleria cristiana, Amazon, 2024.
(Per l’approfondimento contemporaneo e vocazionale della cavalleria cristiana.) -
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