Giancarlo Restivo

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1. Un pontificato che nasce sotto il segno di Pompei

L’8 maggio 2025, mentre milioni di fedeli elevavano la loro preghiera con la Supplica alla Madonna di Pompei, la Chiesa riceveva il suo nuovo pontefice: Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Un giorno speciale, che più di ogni altro indica un segno provvidenziale: non solo per il riferimento mariano, ma per l’intreccio profondo con la vita e la missione di Bartolo Longo, il beato del Rosario, che Papa Leone XIV canonizzerà il 19 ottobre dello stesso anno.

Questa coincidenza non è solo simbolica, è teologica e pastorale: Pompei, Maria, il Rosario e la santità di Longo diventano i cardini di un pontificato che intende riproporre alla Chiesa una visione cavalleresca autentica, totalmente cristiana, contro le derive esoteriche e iniziatiche che minacciano la verità del Vangelo.


2. Un Papa ispirato da una figura cavalleresca e mariana

Sin dal primo momento del suo pontificato, Leone XIV ha mostrato una predilezione per i santi “laici”, militanti, mariani, attivi nel mondo, capaci di vivere la fede in ogni ambito come servizio, testimonianza e battaglia spirituale. In Bartolo Longo, il Papa ha riconosciuto la sintesi perfetta del cavaliere cristiano moderno: non un nostalgico di armature e titoli, ma un servo della Madonna, instancabile nella carità, lucido nell’intelletto, coraggioso nel combattere il male che minaccia l’uomo.

Leone XIV ha voluto la canonizzazione di Longo non solo per la sua santità personale, ma per proporre alla Chiesa e al mondo l’ideale cavalleresco autentico, cattolico, ecclesiale, missionario. Per il Papa, Bartolo Longo rappresenta la missione del cavaliere oggi: non difendere simboli vuoti, ma incarnare il Vangelo nella storia, nella cultura, nella società, nella lotta spirituale quotidiana.


3. Il cavaliere cristiano contro l’iniziazione esoterica

C’è un punto centrale che Leone XIV ha voluto chiarire attraverso la canonizzazione del Fondatore di Pompei: la netta opposizione tra la cavalleria cristiana e le “false cavallerie”, quelle cioè che nascono da ambienti iniziatici, esoterici, sincretisti, che si presentano con simboli antichi ma svuotati di Cristo, animati da una spiritualità gnostica e da percorsi di autoliberazione individuale.

Bartolo Longo, che in gioventù fu attratto da questi ambienti e ne fu vittima, ha denunciato con forza l’inganno e ha fondato la sua rinascita spirituale nel rifiuto netto dell’iniziazione massonica, abbracciando il Rosario e la fedeltà al Papa. La sua vita è un atto di rottura e di redenzione: dall’occultismo alla luce del Vangelo, dalla magia alla preghiera, dall’individualismo spirituale alla comunione ecclesiale. Leone XIV, canonizzandolo, sancisce in modo definitivo questa battaglia e propone Bartolo Longo come santo cavaliere della Chiesa contro ogni visione gnosi-esoterica della cavalleria.


4. Il 19 ottobre: la cavalleria ecclesiale si professa nella santità

Non è un caso che il Papa abbia voluto che la canonizzazione di Bartolo Longo si celebrasse non insieme ad altri santi moderni come Frassati e Acutis, ma in una data a sé: il 19 ottobre 2025. In quella data, la Chiesa – con Leone XIV – professerà solennemente una visione ecclesiale della cavalleria. Una visione incarnata in Longo e nei suoi atti: il Rosario, la carità, la giustizia, l’educazione degli ultimi, la fedeltà al Papa, la lotta contro il male spirituale.

Sarà anche un giorno significativo per gli ordini cavallereschi che nascono dalla Chiesa e vivono in piena comunione con essa, come l’Ordine di Maria del SS. Rosario di Pompei, di cui Longo è figura fondativa. In questo modo, il Papa conferma e rilancia l’autentica cavalleria cristiana: non un ordine sociale, non un titolo simbolico, ma una vocazione battesimale vissuta in forma militante, per la difesa della verità e del bene.


5. La cavalleria secondo Leone XIV

Per Papa Leone XIV, la vita di Bartolo Longo è il manifesto di cosa significhi essere cavaliere oggi. Non ci sono spade né armature, ma il Rosario come arma, la carità come battaglia, l’obbedienza alla Chiesa come via di salvezza. La canonizzazione del 19 ottobre sarà, dunque, un atto ecclesiale, un’esortazione, una chiamata alle armi spirituali, un rifiuto chiaro delle derive iniziatiche e una testimonianza viva che la cavalleria cristiana è ancora possibile, e più necessaria che mai.

Longo, oggi santo, ci guida su questa via. E Leone XIV, suo cavaliere e suo Papa, ne proclama al mondo la missione.

N.B. Preghiera a Bartolo Longo approvata e diffusa dal Santuario di Pompei. Si tratta di una preghiera semplice ma molto significativa, che riflette il suo carisma mariano, apostolico e cavalleresco.


Preghiera al Beato Bartolo Longo

O Beato Bartolo Longo,
apostolo del Santo Rosario,
prega per noi!
Intercedi presso il Signore
perché possiamo, come te,
vivere con fedeltà e amore
la nostra vocazione cristiana.

Tu che hai saputo passare
dalle tenebre dell’errore
alla luce della grazia,
ottienici la forza di convertirci
ogni giorno,
di combattere il male con il bene,
di servire i poveri e i piccoli,
di onorare Maria con la vita.

Fa’ che anche noi,
come veri cavalieri del Vangelo,
possiamo essere strumenti di pace,
costruttori di speranza,
e testimoni fedeli del Rosario
nella Chiesa e nel mondo.

Amen.

Bartolo Longo contro l’inganno iniziatico

Bartolo Longo conosceva profondamente gli ambienti iniziatici perché, da giovane, ne aveva fatto parte. Fu coinvolto in circoli spiritisti, logge massoniche e pratiche esoteriche che promettevano sapienza, libertà interiore e potere spirituale, ma che in realtà conducevano alla disgregazione dell’anima e al vuoto morale. Non fu un osservatore esterno: fu iniziato, salì nei ranghi, fino a diventare – come egli stesso testimoniò – “sacerdote di Satana”, completamente immerso in una spiritualità gnostica che rigettava Cristo, la Chiesa, i sacramenti e la verità della Rivelazione.

La sua conversione radicale – grazie all’incontro con Maria e al sostegno di figure ecclesiali fedeli – lo rese acerrimo nemico di ogni forma di cavalleria “alternativa”, scollegata dal Vangelo e dalla Chiesa. Per questo motivo, la sua vita fu una testimonianza militante contro il satanismo mascherato da ricerca spirituale, che oggi si ripresenta con nuove vesti nei gruppi esoterico-cavallereschi e nelle pseudospiritualità dell’autoredenzione. Bartolo Longo non li ha combattuti con la polemica, ma con l’opera, la carità, la preghiera, la piena obbedienza al Papa e alla Chiesa.

La sua canonizzazione non è solo un atto di venerazione: è una dichiarazione profetica della Chiesa, che in Bartolo Longo mostra il vero volto del cavaliere cristiano, chiamato a combattere il male non con riti e simboli ambigui, ma con il Rosario, l’Eucaristia, la fede operosa e la testimonianza pubblica di Cristo. In lui si compie la vittoria del Vangelo sulla menzogna. Per questo oggi, più che mai, la sua santità è una risposta chiara, cattolica e coraggiosa contro ogni forma di spiritualismo deviato.

Bartolo Longo e il rifiuto della cavalleria esoterica: la vera appartenenza alla Chiesa

Bartolo Longo, con la lucidità di chi ha vissuto dall’interno l’inganno delle sette iniziatiche e delle logge esoteriche, metteva pubblicamente in guardia tutti coloro che, anche in buona fede, si avvicinavano a gruppi pseudo-cavallereschi che si presentavano con simboli cristiani ma promuovevano in realtà una spiritualità gnostica, individualista e profondamente anticattolica. Era particolarmente severo verso quelle forme di cavalleria “alternativa” che mostravano una fedeltà alla Chiesa solo apparente, pur mantenendo dottrine, linguaggi e riti di chiara ispirazione neopagana e sincretistica.

Egli, scelto personalmente come Cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, non per vanità o ricerca di titoli, ma per testimoniare pubblicamente la possibilità di una cavalleria pienamente ecclesiale, evidenziava con forza che l’unica cavalleria autentica è quella radicata nella Chiesa, nella grazia sacramentale, nella dottrina cattolica e nella sequela di Cristo.

Con parole chiare, Bartolo Longo condannava la visione gnostico-esoterica dell’uomo, che vedeva la salvezza come un processo di autoelevazione personale, di ritorno all’Uno, di fusione nell’energia divina, negando la persona, la libertà, la relazione con Dio e la necessità della grazia. Questa visione, sosteneva Longo, contraddice radicalmente il cuore del Cristianesimo, che annuncia invece che l’uomo non si salva da solo, ma ha bisogno di essere raggiunto, redento, amato e trasformato da Cristo dentro la Chiesa.

Per Bartolo Longo, la vera ascesi cristiana non è un cammino elitario per pochi eletti, ma un’opera quotidiana, ecclesiale e relazionale, dove l’identità personale viene costruita e compiuta nel rapporto con il Redentore. La fede non è dissoluzione nell’impersonale, ma valorizzazione della persona unica e irripetibile che Dio ha creato:

«Tu sei Pietro», cioè: io affermo chi tu sei, nel rapporto con Me.

In questa luce, Longo invitava tutti a prendere le distanze da ogni ambiguità, perché solo nella Chiesa si incontra veramente Cristo, solo attraverso la grazia si è liberati, e solo nella compagnia dei santi si può combattere la vera battaglia: quella per la verità e la salvezza dell’uomo.

Bartolo Longo e il rifiuto del linguaggio iniziatico nella Chiesa

Bartolo Longo, con l’esperienza dolorosa e illuminante della sua precedente adesione agli ambienti esoterici e massonici, lanciava un severo allarme riguardo all’infiltrazione, anche sottile e culturale, del linguaggio iniziatico all’interno della Chiesa. Per lui non era sufficiente uscire dagli ambienti occulti: bisognava disintossicare anche il modo di pensare e parlare, perché il linguaggio plasma la visione della realtà, e con essa la fede.

Egli sosteneva che il linguaggio massonico-iniziatico non può coesistere con quello cristiano, poiché trasmette visioni dell’uomo e di Dio incompatibili con il Vangelo. Per questo invocava un rifiuto netto e consapevole di tutti quei termini e concetti che, pur mascherandosi da spirituali o elevati, introdurrebbero nella Chiesa ambiguità, relativismo e visioni gnostiche.

Parole come:

  • gradi iniziatici,

  • magia bianca o nera (la magia è sempre magia cioè affidamento a forze esterne alla grazia divina)
  • egregore,

  • trasmutazione spirituale,

  • rito (inteso in senso esoterico e non liturgico, bianco o nero una divisione che genera ambiguità),

  • agape (intesa come momento conviviale per aggregare una forza unitiva e non come carità cristiana),

  • fratellanza (disgiunta dalla comunione ecclesiale),

  • luce interiore,

  • risveglio energetico,

  • maestri pseudo-guaritori,

  • apertura di un terzo occhio,
  • cammino interiore (sganciato dalla grazia),

  • conoscenza salvifica,

  • obbedienza senza ragioni (la mente come nemica e il cuore come istintività),
  • unità cosmica,

  • dio dentro di sé,

  • tradizione interiore,
  • Via dell’Uno…

sono, secondo Longo, segni linguistici di un pensiero altro, apparentemente affascinante ma totalmente distante dall’antropologia cristiana. In essi si cela una visione dell’uomo che non ha bisogno di redenzione, ma solo di un percorso di “elevazione”, “trasformazione” e “fusione con il divino”, negando così l’incarnazione, la croce, la Chiesa e i sacramenti.

La Chiesa – ammoniva Longo – ha un suo linguaggio, preciso e rivelato, che nasce dall’esperienza originaria degli apostoli, dalla Scrittura, dalla liturgia e dalla Tradizione viva. Termini come grazia, salvezza, persona, peccato, misericordia, fede, comunità, corpo di Cristo, vocazione, obbedienza, sacramento, ascesi, carità, missione, comunione — sono parole cariche di senso, che non vanno mai sostituite né contaminate con espressioni sincretistiche, magiche o ideologiche.

Bartolo Longo ci invita quindi non solo a difendere la verità della fede, ma anche a purificare il linguaggio ecclesiale da ogni infiltrazione settaria o massonica. Perché la vera riforma della Chiesa inizia dal cuore, passa dalla mente, e si esprime con parole vere che portano alla Verità: Cristo Signore, unico Salvatore, nella Chiesa sua sposa.

Bibliografia

Fonti primarie e scritti di Bartolo Longo

  • Bartolo Longo, Storia del Santuario di Pompei, Edizioni Mariana, Pompei.

  • Bartolo Longo, Supplica alla Madonna di Pompei (1883).

  • Bartolo Longo, Scritti spirituali e lettere, a cura del Santuario di Pompei.

  • Bartolo Longo, Il Rosario e la nuova Pompei, Pompei, Tipografia Pontificia, varie edizioni.

Documenti del Magistero e discorsi papali

  • Leone XIII, Supremi Apostolatus Officio (1° settembre 1883), prima enciclica sul Rosario.

  • Leone XIII, Octobri Mense (22 settembre 1891), sulla diffusione del Rosario.

  • Papa Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione di Bartolo Longo (26 ottobre 1980).

  • Benedetto XVI, Discorso durante la visita al Santuario di Pompei (19 ottobre 2008).

  • Papa Francesco, Rosarium Virginis Mariae (citazioni indirette sul valore del Rosario nella spiritualità contemporanea).

  • Papa Leone XIV, Messaggio alla Chiesa universale in occasione della canonizzazione di Bartolo Longo.

Fonti storiche e biografiche

  • Francesco Moraglia, Bartolo Longo. Il santo della carità sociale, Edizioni San Paolo, Milano.

  • Mons. Tommaso Caputo, Omelie e scritti sull’opera di Pompei, Archidiocesi di Pompei.

  • Nicoletta Pasqualini, Leone XIV eletto Papa nel giorno della Madonna di Pompei, in L’Osservatore Romano, maggio 2025.

Studi su cavalleria e spiritualità

  • Luigi Giussani, Il senso religioso, Rizzoli, Milano.

  • Antonio Sicari, I santi nella Chiesa. Ritratti di cristiani esemplari, Jaca Book.

  • Gabriele De Rosa, La Chiesa e la massoneria in Italia, Studium, Roma.

  • Fabio Arduino, Ordini cavallereschi e Chiesa cattolica: storia, spiritualità e riconoscimento ecclesiale, Libreria Editrice Vaticana.

  • Giuseppe Della Torre, Cavalleria cristiana e modernità, Pontificia Università Lateranense.

Siti ufficiali e fonti online consultate

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