Giancarlo Restivo

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1. Non una fratellanza, ma una fraternitas

Ciò che salva l’uomo non è la somma delle sue virtù o l’energia della sua iniziativa. L’inizio non è mai nostro. È sempre un Altro che ci chiama, ci raccoglie, ci genera. Non è una “fratellanza”, non è un progetto comune che ci tiene uniti. È una paternità che ci ha scelti e messi insieme. Così nasce la fraternitas: non come esito della volontà degli uomini, ma come frutto di una elezione.

Nessuno si sceglie il fratello. La fraternità è una appartenenza data, non voluta. È l’opera di un Altro che ci costituisce in un’unità che ci supera. Chi vive questa esperienza, scopre di non essere mai solo, di non essere mai stato solo: c’è sempre stato un Tu che ha pensato per lui una compagnia.

2. Una compagnia d’armi

Questa compagnia prende la forma, nella storia, di una compagnia d’armi. Non per combattere uomini, ma per sostenere il combattimento della fede. La vita non è un vagare senza scopo, ma un cammino verso un destino. E in questo cammino si deve combattere. Per questo servono armi. Non quelle della forza, ma quelle della testimonianza.

Le armi della cavalleria cristiana sono tre:

  • La cultura, cioè lo sguardo nuovo sulla realtà generato dall’incontro con la verità fatta carne.

  • La carità, cioè la gratuità dell’amore che nasce dal riconoscimento di un amore più grande.

  • La missione, cioè la tensione a portare ovunque questa Presenza che ci ha cambiati.

3. Un’amicizia guidata al destino

Questa compagnia non è fatta di alleanze, ma di amicizia. L’amicizia vera nasce da un incontro, da una preferenza che accade. Non è un sentimento tra affini, ma una tenerezza che ha un’origine più profonda: è il riconoscimento che l’altro è parte della mia strada verso il destino. In lui, io vedo riflessa la Presenza che mi ha raggiunto.

È un’amicizia che sostiene, corregge, accompagna. Non perché sia perfetta, ma perché è vera: perché è fondata non sulle emozioni, ma sulla Presenza che ci ha convocati.

4. L’appartenenza che cambia l’io

Dentro questa fraternitas, l’io cambia. Cambia il modo di guardare, di giudicare, di decidere, di desiderare. L’appartenenza a questa compagnia genera una nuova autocoscienza. Non vivo più per me stesso, ma per un Altro. Inizio a percepire tutto come dato, come dono. E ogni giorno, anche il più banale, diventa luogo della mia vocazione.

Si impara così che la cavalleria è figlia del battesimo: nasce da un’origine che non è nostra. Non si diventa cavalieri per disciplina o per eroismo, ma per appartenenza a un corpo generato da un Altro, da una Presenza che ci precede e ci sostiene.

5. Il combattimento della vita

Questa fraternitas è una compagnia in cammino. E il cammino è sempre lotta. La vita è ascesi, è tensione al compimento. Si cade, ci si rialza, si riparte. Ma ciò che rende possibile la ripresa non è la forza del singolo, bensì la compagnia che lo sostiene, lo richiama, lo corregge, lo ama.

Per questo la cavalleria è una compagnia d’armi: perché la vita cristiana è un combattimento. E in questo combattimento, nessuno può resistere da solo. Si combatte insieme, ci si protegge, si porta il peso gli uni degli altri.

6. Una compagnia per la salvezza

Questa compagnia è la forma visibile della misericordia del Padre. È un popolo generato nel tempo per attraversare il mondo e portare ovunque la memoria di un Altro. La cavalleria, in questa luce, è testimonianza visibile di una appartenenza invisibile.

Non è una nostalgia romantica o una estetica da preservare. È un segno. Un segno vivo che parla agli uomini di ogni tempo della possibilità di una vita nuova, di una compagnia che non abbandona, di un Destino che salva.

Bibliografia

  1. Catechismo della Chiesa Cattolica
    Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana
    (In particolare i paragrafi: 782-786 sulla comunione ecclesiale; 871-879 sulla missione dei fedeli; 1267-1270 sul Battesimo come inserimento nel Corpo di Cristo)

  2. Benedetto XVI, Spe Salvi.
    Lettera Enciclica sulla speranza cristiana, 2007
    (Capitoli sulla comunità come luogo di salvezza e compimento del destino umano)

  3. Benedetto XVI, Deus Caritas Est.
    Lettera Enciclica sull’amore cristiano, 2005
    (Per la comprensione della carità come forma di missione e testimonianza ecclesiale)

  4. Papa Francesco, Evangelii Gaudium.
    Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 2013
    (Soprattutto i §§ 24-33; 87-92 e 111-134: missione, popolo, fraternità, cultura dell’incontro)

  5. Congregazione per i Vescovi, Apostolorum Successores.
    Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi, 2004
    (Sezione sull’esperienza ecclesiale come compagnia guidata)

  6. Giovanni Paolo II, Christifideles Laici.
    Esortazione apostolica sull’identità e missione dei laici, 1988
    (Per il concetto di vocazione laicale, fraternità e militanza cristiana)

  7. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis.
    Lettera Enciclica sul Cristo Redentore dell’uomo, 1979
    (Per la visione dell’uomo come chiamato a vivere in relazione filiale e fraterna)

  8. Luigi Giussani, Il senso religioso.
    Rizzoli, Milano, ed. più recenti
    (Per la visione dell’uomo come mendicante di verità e di compagnia: concetti elaborati nella lezione, anche se non esplicitamente citati)

  9. Luigi Giussani, Il linguaggio cattolico apostolico.
    Documenti interni a CL, edizione privata
    (Fonte concettuale e stilistica principale della lezione, per categorie come: appartenenza, avvenimento, compagnia, fraternità, missione, affezione)

  10. Jean Daniélou, La Trinità e il mistero dell’esistenza.
    Jaca Book, Milano
    (Per il fondamento teologico della fraternità come partecipazione alla vita trinitaria)

  11. Joseph Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo.
    Queriniana, Brescia
    (Capitolo sulla Chiesa come corpo visibile della fede e comunità chiamata)

  12. Hans Urs von Balthasar, La gloria e la croce.
    Jaca Book
    (Per la visione della Chiesa come dramma d’amore e compagnia teandrica)

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