Giancarlo Restivo

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1. Introduzione: un’altra lettura del cavaliere

La cavalleria cristiana è spesso rappresentata come un cammino di ascesi, di prove, di forza e di onore. Ma questa lettura rischia di cedere al pelagianesimo spirituale: l’illusione che ci si salvi da soli. La vera cavalleria, invece, nasce dalla consapevolezza che l’onore non si conquista, ma si riceve. Si riceve da un Altro: dal Padre che ama e perdona.
In questa luce, il cavaliere cristiano assomiglia al fratello maggiore della parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32), ma non quello chiuso e amareggiato, bensì quello redento, che finalmente comprende che il Padre non ama per merito, ma per misericordia.

2. Il cavaliere come fratello maggiore

Il fratello maggiore è colui che non è mai fuggito, che ha sempre lavorato per il Padre, che ha obbedito e servito senza lamentarsi. È la figura dell’uomo “giusto”, fedele, ligio. Ma nel cuore, qualcosa si incrina: non ha ancora compreso che l’eredità non è una paga, ma una relazione.

«Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo» (Lc 15,31).

Il vero cavaliere è colui che accetta questa parola, smette di contare le sue opere e si lascia amare. Come ha scritto San Bernardo di Chiaravalle, maestro dei Templari:

«L’amore di Dio non si conquista. Si accoglie. Il cavaliere di Cristo non combatte per il proprio onore, ma per restare nello sguardo del Padre».

3. Oltre il merito: la fede che salva

Il cavaliere cristiano, se fedele alla verità, riconosce che non le sue opere lo rendono degno, ma la sua appartenenza al Padre. Come insegna San Paolo:

«L’uomo non è giustificato dalle opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo» (Gal 2,16).

Ed è proprio questa la conversione del fratello maggiore: comprendere che la grazia precede l’impegno, che siamo figli prima di essere servitori. Come ricorda Papa Benedetto XVI:

«La fede non è un’opera dell’uomo, ma un aprirsi al dono di un Altro. È la risposta all’Amore che ci ha creati e ci ha salvati»
(Deus Caritas Est, 1).

Il cavaliere, allora, non si auto-costruisce attraverso prove iniziatiche, ma si lascia “trovare” dal Padre. Il suo scudo non è la propria forza, ma la certezza dell’amore ricevuto.

4. Il cavaliere e la misericordia: la forza di ricominciare

Il vero cavaliere non è colui che non cade, ma colui che si lascia rialzare. Come scrive Papa Francesco:

«Il Signore non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono»
(Evangelii Gaudium, 3).

Questa è la cavalleria evangelica: non una scalata verso la perfezione, ma una disponibilità costante a ricominciare, a lasciarsi perdonare, a riconoscere che la forza sta nel ritorno, non nel dominio.

Come disse San Giovanni Paolo II, parlando ai giovani:

«Non abbiate paura di guardare a Gesù: Egli vi conosce, vi ama, vi perdona. È lì, sulla soglia del cuore. Vi attende. È sempre pronto a cominciare di nuovo».

5. La cavalleria come fraternità

Il cavaliere cristiano è anche colui che si fa fratello. Se accoglie il Padre, allora può accogliere anche il fratello minore. La sua vocazione è costruire fraternità, non giudicare o dominare. Il vero cavaliere non si scandalizza della misericordia, ma la celebra.

Il fratello maggiore redento non si chiude fuori dalla festa, ma entra con il cuore riconciliato, riconoscendo che il Padre è Padre di tutti, anche di chi ha sbagliato.

Come scrive San Massimiliano Kolbe:

«Solo l’amore crea. Solo chi ama perdona. Solo chi perdona costruisce fraternità».

6. La cavalleria come vita nuova

Essere cavalieri, allora, non è appartenere a un’élite, non è ostentare un’identità, non è rivestirsi di gloria. È accettare che la propria identità si riceve, che la vera battaglia è interiore, e che la vittoria è nel lasciarsi amare e nel perdonare.

Il cavaliere cristiano è figlio prima che eroe, fratello prima che giudice, perdonato prima che perfetto.

Come insegna Sant’Agostino:

«L’uomo è grande non per ciò che possiede o compie, ma perché è amato da Dio».

E allora, ogni giorno, anche per il fratello maggiore, anche per il cavaliere, c’è un nuovo inizio.


Bibliografia 

  • Vangelo di Luca 15,11-32

  • San Bernardo di Chiaravalle, De Laude Novae Militiae

  • San Paolo, Lettera ai Galati

  • Papa Benedetto XVI, Deus Caritas Est

  • Papa Francesco, Evangelii Gaudium

  • San Giovanni Paolo II, Messaggi alle GMG

  • Sant’Agostino, Confessioni

  • San Massimiliano Kolbe, Scritti

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