Giancarlo Restivo

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Introduzione

Oggi ci troviamo di fronte a una catechesi sorprendente per profondità teologica, chiarezza spirituale e coraggio dottrinale: quella pronunciata da Leone XIV nella Basilica di San Pietro il 14 giugno 2025. Al centro dell’insegnamento troviamo una frase che è molto più di uno slogan: “Sperare è collegare”.

Dietro queste parole si cela una sfida al pensiero moderno frammentato, una denuncia implicita alle derive spiritualiste che separano invece di unire, e — come vedremo — una sottile ma precisa smascheratura del pensiero gnostico e massonico, che ha tentato nel tempo di penetrare anche nel cuore della Chiesa.


1. Sperare: un verbo militante

Il Giubileo, afferma il Papa, è una porta aperta tra cielo e terra. Non un simbolo, ma un fatto. Non una sospensione della realtà, ma la sua trasfigurazione in Cristo.

Don Giussani ci insegna che “la speranza cristiana nasce dal fatto che Cristo è presente ora. Sperare è aderire a una Presenza che cambia la vita”.

Il Papa non ci propone un’idea, ma una missione: collegare ciò che il mondo ha separato.


2. Ireneo contro la gnosi: l’unità in Cristo

Leone XIV propone Sant’Ireneo di Lione come guida. Non è una scelta neutra: Ireneo fu il più fiero avversario degli gnostici, i quali propagavano l’idea che tra spirito e materia vi fosse una distanza irriducibile, e che la salvezza venisse da una conoscenza esoterica e riservata a pochi.

E proprio qui il Papa agisce con acume dottrinale: riprende il tema dell’unione degli opposti, caro alla gnosi e alla massoneria, e lo riconduce alla verità cattolica. Non per confondere, ma per riconciliare.

Come afferma Papa Benedetto XVI: “Il cristianesimo non annulla il mondo, ma lo redime. E lo redime con l’amore fatto carne.”

Anche San Giovanni Paolo II lo afferma con forza: “Cristo, Redentore dell’uomo, rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso”. In Lui, ogni opposizione trova il suo vero compimento.


3. La carne: lo scandalo della realtà redenta

Nel mondo moderno — e ancor più in quello massonico — la carne è vista come limite da superare, come peso da spiritualizzare. Il cristianesimo, invece, ribadisce che la carne è la via della salvezza. Il Papa lo proclama con forza: “La carne è ciò che ci lega alla terra e agli altri. La carne di Gesù va contemplata in ogni fratello”.

Don Giussani ci richiama: “Dio ha preso carne, perché la carne è il luogo dell’amore e dell’incontro. Cristo è presente nella concretezza della vita.”

E il Cardinale Biffi, con la sua inconfondibile chiarezza, diceva: “Il cristianesimo è un fatto. Non un’ideologia. È un evento che è accaduto. E accade ancora.”


4. Il gesto audace del Papa: una smentita al pensiero massonico?

Qui si apre un passaggio decisivo: questa catechesi potrebbe essere il primo atto sottile, ma preciso, del Papa contro la visione massonica.

Dove la massoneria propugna la conciliazione degli opposti attraverso una fusione sincretista e relativista, Leone XIV proclama che l’unione è possibile solo in Cristo, e solo nella Sua carne crocifissa e risorta.

Dove la massoneria cerca la costruzione di un tempio dell’umanità universale, Leone XIV richiama il Tempio vivente di Dio, che è la Chiesa fondata sull’Incarnazione.

Dove lo gnosticismo vorrebbe salvezze disincarnate e arcane, il Papa riafferma che la speranza è un fatto pubblico, ecclesiale e reale.

Questa non è una concessione all’ideologia esoterica: è il suo rovesciamento. Con Sant’Ireneo, il Papa prende un linguaggio ambiguo e lo redime. In tal senso, possiamo parlare di una strategia teologica di ricattolicizzazione: prendere ciò che è stato distorto e riconsegnarlo alla verità.


5. La cavalleria cristiana: ricomporre ciò che è diviso

Questa è anche la missione del cavaliere cristiano contemporaneo: essere servo della speranza, artefice di unità, oppositore della menzogna ideologica.

Giovanni Paolo II diceva: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. È questa l’immagine del cavaliere: colui che spalanca le porte al Signore, e le chiude al male.

E Don Giussani ci spinge a vivere tutto con radicalità: “O Cristo è tutto nella vita, o è niente”. Non ci sono vie intermedie.


Un segno dei tempi

Cari amici della Schola Carlo Magno,
questa catechesi di Leone XIV è più che un discorso spirituale. È un’azione teologica e culturale. È il gesto di chi, nel cuore del Giubileo, ha il coraggio di smascherare il linguaggio della gnosi e della massoneria e di riconsegnarlo alla verità della fede.

Come scriveva Benedetto XVI, “Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, ci avviciniamo anche gli uni agli altri.”

Colleghiamo. Uniamo. Speriamo. In Cristo tutto si ricompone, e la battaglia della cavalleria cristiana è proprio questa: ridare unità al mondo attraverso il cuore trafitto del Signore.


“Cristo è Colui nel quale tutte le cose sussistono” (Col 1,17)
Direttore della Schola Carlo Magno
Giancarlo Restivo

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