Giancarlo Restivo

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Uno degli episodi più significativi della Sacra Scrittura per comprendere la lotta tra la vera fede e le pratiche sacrificali umane è il sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-19). Abramo, obbediente al comando divino, si prepara a immolare suo figlio, ma Dio interviene fermandolo all’ultimo istante e provvedendo un ariete come vittima sostitutiva.

In questo evento, Dio stabilisce una netta separazione tra il culto autentico e i riti pagani, che spesso prevedevano sacrifici umani per ottenere il favore delle divinità. L’atto di Abramo diventa profetico: non sarà l’uomo a dover offrire il proprio figlio per la salvezza, ma Dio stesso offrirà il Suo Figlio, Gesù Cristo, per la redenzione dell’umanità. Come afferma San Giovanni Paolo II:

“Il sacrificio di Isacco prefigura il sacrificio di Cristo sulla Croce, in cui Dio Padre dona il suo Figlio per la salvezza del mondo” (Redemptor Hominis, 1979).

L’episodio segna anche la condanna divina dei sacrifici umani e dei culti idolatrici che cercavano di sottomettere gli dei con il sangue. Questo è un punto di rottura con le religioni circostanti, inclusa quella egiziana, che praticava sacrifici umani per propiziarsi le divinità.

L’incontro con Melchisedek: la prefigurazione dell’Eucaristia

Dopo la vittoria contro i re nemici, Abramo incontra Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo, che gli offre pane e vino (Genesi 14,18-20). Questo evento è cruciale per comprendere il piano divino: Dio non desidera sacrifici cruenti di esseri umani, ma un sacrificio che sarà realizzato attraverso gli elementi del pane e del vino.

Melchisedek diventa così una figura profetica di Cristo, il sommo sacerdote della nuova ed eterna alleanza, come spiega Papa Benedetto XVI:

“La figura di Melchisedek, che offre pane e vino, è una prefigurazione del sacerdozio di Cristo e dell’Eucaristia. Non è più il sangue degli uomini o degli animali ad essere offerto, ma il sacrificio perfetto di Cristo, che si rinnova in ogni celebrazione della Messa” (Sacramentum Caritatis, 2007).

San Tommaso d’Aquino evidenzia inoltre il parallelismo tra Melchisedek e Cristo:

“Cristo è sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek perché il suo sacrificio non è cruento, ma si attua attraverso il pane e il vino, che diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue” (Summa Theologiae, III, q. 22, a. 6).

Il sacrificio perfetto di Cristo e la Comunione dei fedeli

L’Antico Testamento anticipa la venuta di Cristo e il suo sacrificio definitivo. Gesù stesso, nell’Ultima Cena, istituisce l’Eucaristia riprendendo i segni offerti da Melchisedek: il pane e il vino, che diventano il Suo Corpo e il Suo Sangue.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giovanni 6,51).

La Chiesa riconosce nei cristiani che vivono l’Eucaristia il “sale della terra” (Matteo 5,13), coloro che preservano il mondo dalla corruzione e dall’idolatria. San Giovanni Crisostomo sottolinea:

“Chi partecipa al Corpo e al Sangue di Cristo non è più schiavo del peccato, ma parte del corpo mistico di Cristo, che santifica e rinnova il mondo” (Homiliae in Matthaeum).

Il sacrificio di Cristo spezza definitivamente la necessità di sacrifici umani o animali per placare le forze soprannaturali. L’Eucaristia diventa la memoria viva del sacrificio del Figlio di Dio, che si fa uomo per redimere l’umanità.

La lotta tra la fede e l’idolatria

Dio ha profetizzato fin dai tempi di Abramo che la lotta contro i riti sacrificali pagani sarebbe stata centrale nella storia della salvezza. Impedendo il sacrificio di Isacco e rivelando il sacerdozio di Melchisedek, Egli ha annunciato che l’unico sacrificio gradito è quello del Suo Figlio, il Cristo. La battaglia tra la vera fede e le pratiche idolatriche è una costante nella storia biblica e si manifesta anche oggi nella lotta della Chiesa contro ogni forma di superstizione e idolatria moderna. L’Eucaristia, come memoriale del sacrificio di Cristo, è la risposta definitiva a questa lotta. I cristiani che vivono autenticamente la comunione sacramentale sono coloro che preservano il mondo dalla deriva idolatrica, come afferma Papa Francesco:

“L’Eucaristia ci rende veri adoratori di Dio, distogliendoci da ogni forma di idolatria e superstizione, perché solo Cristo è la via, la verità e la vita” (Evangelii Gaudium, 2013).

 

Dal Rito di Melchisedek al Sacrificio Eucaristico: La Vittoria sulla Necessità del Sangue Umano

  1. La Comunione di Melchisedek: Il Rifiuto del Sacrificio Umano

La figura di Melchisedek compare nella Bibbia come re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo (Genesi 14,18-20). Egli offre pane e vino ad Abramo dopo la sua vittoria, benedicendolo. Questo episodio è fondamentale poiché segna un punto di svolta nella storia della religiosità umana: il sacrificio umano, comune presso molte culture antiche, viene implicitamente rifiutato e sostituito da un’offerta incruenta.

Sant’Agostino sottolinea la funzione profetica di Melchisedek: “Questo sacerdote del Dio Altissimo offrì un sacrificio che prefigurava quello di Cristo; il pane e il vino erano segno dell’Eucaristia” (Confessioni, X). Questo segna il passaggio da una religiosità fondata sulla paura e sul bisogno di placare le divinità con il sangue, a una spiritualità che anticipa la vera comunione con Dio attraverso il dono della vita, piuttosto che attraverso la sua distruzione.

Papa Benedetto XVI, in Gesù di Nazaret, evidenzia come questo gesto sia una prefigurazione del nuovo culto cristiano: “L’offerta di Melchisedek prefigura il sacrificio di Cristo, in cui il pane e il vino vengono trasformati nel suo Corpo e Sangue, segnando il definitivo superamento della logica del sacrificio cruento”.

  1. Il Sacrificio di Cristo: La Transustanziazione e la Vittoria sulla Necessità del Sangue

Gesù Cristo porta a compimento la prefigurazione di Melchisedek con l’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena. Le sue parole “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” (Mt 26,26-28) sanciscono il mistero della transustanziazione: il pane e il vino diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, stabilendo l’unione tra l’aldiquà e l’aldilà.

San Tommaso d’Aquino spiega nella Summa Theologiae (III, q. 75, a. 1): “La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia è la massima espressione dell’amore divino, in cui il sacrificio non consiste più nella distruzione della vittima, ma nella sua offerta perfetta al Padre per la redenzione dell’uomo”. La transustanziazione è quindi il compimento di quel percorso iniziato con Melchisedek: non vi è più bisogno di versare sangue umano per ottenere il favore divino, poiché il sangue di Cristo è stato versato una volta per tutte.

San Paolo nella Lettera agli Ebrei (9,12) afferma: “Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna”. Questo significa che il sacrificio di Cristo è definitivo e non necessita di essere ripetuto: esso ha valore eterno.

  1. Il Sangue dei Martiri: Testimonianza della Vittoria di Cristo

Se Cristo ha offerto il suo sacrificio perfetto, perché il sangue dei martiri continua a essere versato? I martiri non sono vittime di un sacrificio umano imposto da Dio, ma testimoni della loro fede in Cristo, spesso perseguitati da culture e regimi ostili.

Tertulliano afferma che “il sangue dei martiri è il seme dei cristiani” (Apologeticum, 50), evidenziando come la loro testimonianza sia il frutto della comunione con il sacrificio di Cristo. Essi non offrono il loro sangue per placare Dio, ma come atto di fedeltà alla Nuova Alleanza sigillata nel sangue di Cristo.

San Giovanni Paolo II, in Veritatis Splendor, scrive: “Il martirio è la suprema testimonianza della verità della fede; non è ricerca della morte, ma adesione totale a Cristo fino alle ultime conseguenze”. In questo senso, i martiri non sono vittime di una logica sacrificale pagana, ma coloro che confermano con la loro vita la potenza della Croce e della Resurrezione.

  1. Conclusione: L’Eucaristia come Compimento della Promessa

Il cammino dalla comunione di Melchisedek all’Eucaristia dimostra il superamento della logica del sacrificio cruento. Se il mondo antico cercava di ottenere il favore divino attraverso il sangue, Dio stesso ha mostrato che la vera alleanza si fonda sul dono, non sulla distruzione.

Come afferma Sant’Ireneo di Lione (Adversus Haereses, V,2,2): “Cristo, nuovo Melchisedek, ha offerto il sacrificio perfetto che ha reso inefficace ogni altro sacrificio”. Questo ci chiama a comprendere la grandezza del mistero eucaristico, in cui non solo ricordiamo il sacrificio di Cristo, ma vi partecipiamo realmente. L’Eucaristia è dunque il cuore della fede cristiana: essa ci rende partecipi del sacrificio di Cristo, ci unisce a Lui e ci trasforma nel suo Corpo mistico. Così si compie la promessa di Melchisedek, portata a pienezza nella Chiesa, il “sale della terra” (Mt 5,13), chiamata a testimoniare la vittoria della Grazia sulla violenza e sulla morte.

 

ibliografia

Fonti Bibliche

  • Genesi 14,18-20 – Incontro di Abramo con Melchisedek.
  • Genesi 22,1-19 – Il sacrificio di Isacco.
  • Esodo 7-12 – Le piaghe d’Egitto e la lotta tra Mosè e i sacerdoti egiziani.
  • Matteo 5,13 – “Voi siete il sale della terra”.
  • Matteo 26,26-28 – L’istituzione dell’Eucaristia.
  • Giovanni 6,51 – “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”.
  • Ebrei 9,12 – Il sacrificio perfetto di Cristo.

Fonti Patristiche e Teologiche

  • Sant’Agostino, Confessioni, X – Melchisedek come prefigurazione dell’Eucaristia.
  • Sant’Agostino, De Civitate Dei V – Il male come privazione del bene.
  • San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, III, q. 22, a. 6 – Il sacerdozio di Cristo secondo l’ordine di Melchisedek.
  • San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, III, q. 75, a. 1 – La transustanziazione e la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.
  • Sant’Ireneo di Lione, Adversus Haereses, V,2,2 – Cristo come nuovo Melchisedek e la fine dei sacrifici umani.
  • San Giovanni Crisostomo, Homiliae in Matthaeum – L’Eucaristia come santificazione del mondo.
  • Tertulliano, Apologeticum, 50 – “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”.

Fonti Magisteriali

  • Papa Leone XIII, Humanum Genus, 1884 – Denuncia delle pratiche esoteriche e della gnosi.
  • San Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 1979 – Il sacrificio di Isacco come prefigurazione di Cristo.
  • San Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 1993 – Il martirio come testimonianza suprema della fede.
  • Papa Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, 2007 – Melchisedek come prefigurazione dell’Eucaristia.
  • Papa Benedetto XVI, Gesù di Nazaret (2007) – Il sacrificio di Cristo come definitivo superamento del sangue umano.
  • Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 2013 – L’Eucaristia come opposizione all’idolatria e superstizione.

Opere di Studio

  • Cornelio a Lapide, Commentaria in Sacram Scripturam, XVII secolo – L’idolatria di Israele e il simbolismo dell’Egitto.
  • Reginald Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, 1946 – Pericoli della lettura esoterica della Scrittura.
  • Jean Daniélou, La teologia dell’Antico Testamento, Edizioni San Paolo, 1975 – La religiosità magica dell’Antico Egitto.
  • Joseph Ratzinger (Benedetto XVI), Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, 1968 – Mosè e la lotta contro l’occultismo.
  • P. Amorth, Un esorcista racconta, Edizioni Dehoniane – Il pericolo delle pratiche magiche e spiritistiche.
  • M. Idel, La Cabala: nuove prospettive, Jaca Book – Influenza dell’esoterismo ebraico sulla gnosi.
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