In occasione della Solennità di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine di Malta, Papa Leone XIV ha indirizzato un messaggio profondo e chiarificatore ai membri del Sovrano Militare Ordine di Malta, richiamando tutti — ma in particolare i membri professi — a una rinnovata autenticità spirituale. Un invito che va oltre la forma istituzionale per riscoprire la vocazione religiosa originaria dell’Ordine.
I Cavalieri Professi: i veri cavalieri religiosi dell’Ordine di Malta
Il Santo Padre è stato chiaro: il rinnovamento dell’Ordine non può essere ridotto a un cambiamento normativo o organizzativo. Deve essere, prima di tutto, un cammino di conversione del cuore, che parte dai Cavalieri Professi, cioè coloro che hanno pronunciato i voti solenni di povertà, castità e obbedienza, come veri religiosi.
Secondo gli ultimi dati ufficiali, i membri professi dell’Ordine di Malta sono circa 37. A loro è affidato il compito essenziale di custodire e testimoniare la radicalità evangelica che distingue l’Ordine come istituto religioso, e non come semplice organismo filantropico o onorifico.
«Se venisse a mancare questo, l’Ordine perderebbe il proprio carattere religioso e si ridurrebbe a essere un’organizzazione a scopo filantropico», ha ammonito il Papa.
Riforma e discernimento: lo Spirito guida i veri cavalieri
Papa Leone XIV ha sottolineato che la supremazia di Dio non si vende alla potenza di questo mondo. Con questa affermazione, richiama tutto l’Ordine — e in particolare i membri del Primo Ceto — a non cedere alle lusinghe della mondanità, dell’efficienza, del prestigio, rischiando di trasformare una vocazione spirituale in carriera sociale.
L’unico vero criterio, ricorda il Papa, rimane la Tuitio Fidei e l’Obsequium Pauperum, ovvero la difesa della fede e il servizio ai poveri: la spina dorsale dell’identità melitense. Ogni azione, ogni scelta, deve essere vagliata alla luce di questi due principi, evitando che il bene apparente nasconda mezzi illeciti o ambigui.
Una strategia ecclesiale per il rinnovamento della fede
Questo messaggio non è un atto isolato, ma si inserisce nel più grande progetto di Papa Leone XIV di rinnovare la proposta ontologica degli ordini cavallereschi riconosciuti dalla Chiesa. Un progetto che ha visto recentemente un primo passo con l’invito a rafforzare il ruolo dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, riaffidandogli la custodia visibile dei luoghi santi e del servizio liturgico e territoriale della Terra Santa.
Ora, con l’indicazione all’Ordine di Malta di riprendere con decisione il cammino della radicalità evangelica, il Papa estende questa visione a un’altra grande famiglia cavalleresca della Chiesa. Si delinea così una strategia chiara: affidare agli Ordini cavallereschi storicamente riconosciuti il compito di testimoniare con forza e verità la dimensione radicale della fede nel cuore della Chiesa e nella società secolarizzata.
La speranza nei novizi e la sfida della vita comune
Il Papa guarda con fiducia alla presenza di nuovi aspiranti novizi tra i Professi, segno di una primavera possibile. Incoraggia anche la volontà di alcuni di costituire comunità religiose di vita comune, forme concrete per vivere la carità reciproca e osservare con coerenza i voti evangelici.
La preghiera personale e liturgica, il silenzio e la solitudine diventano i veri strumenti della formazione, necessari per non perdersi nel fare, ma custodire il senso dell’essere: essere testimoni dell’amore di Dio in un tempo segnato da confusione, dispersione e secolarizzazione.
La cavalleria come via per la rinascita della Chiesa
«Il cammino non è finito, ma richiede la conversione del cuore, compito di tutta la vita», scrive Leone XIV.
In un mondo che tende a confondere la cavalleria con la mera apparenza o con la vanità onorifica, il richiamo del Papa restituisce alla cavalleria religiosa il suo centro: Cristo povero, casto e obbediente.
Con questa visione, Papa Leone XIV lancia un messaggio profetico e coraggioso: la cavalleria non è finita, ma è chiamata a essere avanguardia del rinnovamento della fede. I veri cavalieri oggi non portano spada, ma croce, e combattono non per la gloria, ma per l’umiltà e la verità del Vangelo.