PARTE I
I. IL FASCINO DEL “TEMPLARISMO”
Nel corso del Novecento e ancora oggi, diversi gruppi si richiamano all’antico Ordine dei Templari (sciolto nel 1312 da Papa Clemente V) rivendicandone una presunta “discendenza spirituale”. Tali gruppi, noti come pseudo-templari, spesso mescolano simboli cristiani con elementi esoterici, massonici, alchemici e sincretistici.
Una delle caratteristiche più frequenti di questi gruppi è la presenza di un leader carismatico (gran maestro, supremo sacerdote, semplice maestro…) a cui si deve obbedienza assoluta, e al quale si riconosce un’autorità quasi mistica.
Questa lezione vuole analizzare:
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Le radici di questa sottomissione.
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Le matrici ideologiche (gnostiche, massoniche, psicologiche).
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Il contrasto con l’autentica esperienza cristiana e cavalleresca.
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Le indicazioni del Magistero e dei santi su come riconoscere e rigettare queste derive.
II. LE RADICI IDEOLOGICHE DELLA SOTTOMISSIONE SETTARIA
1. La gnosi come paradigma spirituale
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L’idea centrale della gnosi (dal greco gnosis, “conoscenza”) è che esista una verità superiore nascosta ai più, rivelata solo agli “iniziati”.
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Questa verità non è rivelata da Dio nella storia (come avviene nel cristianesimo), ma tramite riti segreti e maestri illuminati.
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La salvezza diventa un cammino elitario, non più un dono di grazia ma un processo “alchemico” di trasformazione personale.
Riferimento: H. Jonas, La religione gnostica, Ed. Adelphi, 2004.
2. Il culto del maestro
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Il “maestro” incarna la sapienza segreta, spesso dichiarando di essere “unto”, “prescelto”, “iniziato” da una catena spirituale ininterrotta, colui che acquisisce dentro di sé gli spiriti degli antichi.
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Viene riconosciuto come veicolo indispensabile per la salvezza o il “risveglio”, al punto che disobbedirgli equivale a “uscire dalla luce”, a tradire la verità che egli manifesta, a disonorarsi e ad essere degno di ripudio.
“Nella gnosi moderna, il maestro è più che guida: è epifania. L’io si annulla davanti a lui” – C.G. Jung, Psicologia e alchimia, 1944.
3. Il linguaggio iniziatico
Questi gruppi usano termini volutamente ambigui, spesso mutuati da fonti esoteriche, che sembrano spirituali ma nascondono significati gnostici:
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“Agape”, “egregora”, “trasmutazione”, “via interiore”, “gradi di coscienza”, “fratellanza astrale”, “luce templare”.
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Viene alterata anche la terminologia cristiana: “Cristo cosmico”, “sacerdoti della Luce”, “rito universale”…
III. LE DINAMICHE PSICOLOGICHE DELLA SOTTOMISSIONE
1. Bisogno di appartenenza e identità
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In tempi di crisi di senso, molte persone cercano identità forti, simboli potenti, comunità compatte.
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I gruppi templaristi offrono questo: riti solenni, gradi cavallereschi, abiti ricamati, croci, giuramenti…
R. Aron, L’oppio degli intellettuali, 1955: “I sistemi chiusi offrono sicurezza, al prezzo della libertà”.
2. Meccanismi di manipolazione
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Tecniche tipiche delle sette:
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Isolamento progressivo dalla comunità ecclesiale.
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Colpa e paura se si disobbedisce o si dubita.
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Promessa di avanzamento spirituale solo attraverso il leader.
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M. Introvigne, Il ritorno del templarismo magico, in: “Censura”, n.4, 2007.
IV. IL CONTRASTO CON LA CAVALLERIA CRISTIANA AUTENTICA
1. Cristo è l’unico Maestro
“Voi non fatevi chiamare ‘maestro’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.”
(Matteo 23,8)
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La vera cavalleria cristiana si fonda sulla sequela di Cristo Crocifisso, non sull’adorazione di un leader umano.
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San Bernardo di Chiaravalle, nella sua “Lode della nuova milizia” (De laude novae militiae), descrive i Templari autentici come poveri, obbedienti, casti e legati al Vangelo.
2. L’obbedienza è ecclesiale, non personale
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I santi e i veri ordini cavallereschi riconoscono solo l’autorità del Papa e della Chiesa.
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Il cavaliere non cerca il potere, ma si offre per la difesa dei deboli, della verità e dei luoghi santi.
San Bernardo: “Milite di Cristo non è chi cerca onore, ma chi combatte contro l’ingiustizia per amore”.
V. GLI AVVISI PROFETICI DI BARTOLO LONGO
Il Beato Bartolo Longo, ex adepto dello spiritismo e delle pratiche iniziatiche, fu tra i primi a denunciare le ambiguità del linguaggio esoterico penetrato nella cultura cattolica:
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Mette in guardia contro i gruppi che usano nomi cristiani ma veicolano un’altra dottrina.
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È insignito da Pio XI nel 1925 del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine del Santo Sepolcro per il suo impegno nel rifiutare ogni sincretismo e fondare la cavalleria sulla preghiera, sulla carità e sul Vangelo.
“Chi entra in questi circoli, pur dicendosi cristiano, si separa dalla vera luce. Non c’è cavalleria che non sia crocifissa”
— Bartolo Longo, Scritti spirituali (Pompei, Ed. Mariana)
VI. INDICAZIONI PER IL DISCERNIMENTO
Per distinguere un’autentica esperienza cavalleresca cristiana da una derivazione settaria pseudo-templare, occorre:
Autentica cavalleria cristiana | Deriva settaria templarista |
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Fondata su Cristo e la Chiesa | Fondata su un “maestro” o “iniziato” |
Aperta, ecclesiale, visibile | Chiusa, iniziatica, segreta |
Obbedienza alla dottrina cattolica | Obbedienza cieca al leader |
Liturgia e sacramenti | Riti paralleli, pseudo-sacrali |
Linguaggio semplice e chiaro | Linguaggio esoterico e criptico |
Umiltà, povertà, servizio | Esaltazione, titoli, potere |
La cavalleria cristiana non è un gioco di simboli, ma una via di testimonianza della verità di Cristo nella storia.
Ogni volta che un gruppo si sostituisce alla Chiesa, confonde il Cristo con simboli oscuri, promette potere invece della croce, lì c’è il rischio dell’inganno.
Riscoprire figure come San Bernardo, Bartolo Longo, San Martino di Tours significa tornare a un’esperienza di cavalleria fondata sul Vangelo, sulla carità, sulla verità, e non sull’illusione dell’“élite spirituale”.
PER APPROFONDIRE
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Rocco Ronzani, Bartolo Longo: un laico contro l’occultismo, in “Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione”, 2/2010, pp. 141-162.
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G. Siri, Getsemani: Riflessioni sul movimento teologico contemporaneo, Torino, SEI, 1980.
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San Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae.
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M. Introvigne, Enciclopedia delle religioni in Italia, Elledici.
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C. G. Jung, Psicologia e alchimia, Bollati Boringhieri.
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H. Jonas, La religione gnostica, Adelphi.
PARTE II
Nessun ordine templare moderno è riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa Cattolica.
L’unico ordine cavalleresco erede in senso spirituale della cavalleria cristiana è l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, riconosciuto dalla Santa Sede e operante secondo la disciplina ecclesiale. L’Ordine di Malta invece, è più un organismo internazionale di origine cavalleresca.
Tutti gli “ordini templari” contemporanei sono realtà private, spesso associative, talvolta in conflitto tra loro, e con gradi variabili di ambiguità dottrinale, storica e spirituale.
Principali ordini templaristi in Italia
1. OSMTJ – Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem (Ramo Licio Gualtieri – Italia)
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Uno dei più noti e attivi in Italia.
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Origine: rivendica la continuità dal ramo francese post-1804 (Fabre-Palaprat).
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Si presenta come un “ordine cavalleresco cristiano e iniziatico”.
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Sede legale in Italia, ma con presenze anche in Francia e Sud America.
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Ambiguità: utilizza simboli cristiani ma anche riferimenti alla tradizione rosacrociana e massonica.
2. Ordo Templi Principatus – Gran Priorato d’Italia
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Ordine fondato da ex membri di altri gruppi templaristi.
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Presenza ritualistica e paramassonica.
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Meno strutturato, ma attivo localmente con investiture e rievocazioni.
3. Ordo Templi Orientis (O.T.O.)
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ATTENZIONE: non è un ordine templare cristiano, ma esoterico-occultista.
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Fondato da Aleister Crowley, opera in Italia in ambienti gnostici e occultisti.
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Usa riferimenti templari solo simbolici.
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Pericoloso sotto il profilo dottrinale: mescola sesso rituale, magia cerimoniale e simbolismo templare reinterpretato.
Principali ordini templaristi all’estero
1. OSMTH – Ordre Souverain Militaire du Temple de Jérusalem (Bruxelles – ONU Status)
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Fondato negli anni ‘60 da ex massoni e militari.
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Ha ottenuto status consultivo presso l’ONU (ECOSOC), pur non avendo legittimità ecclesiale.
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Diffusione: Europa, USA, Canada.
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Rito civile, non religioso, ma spesso presentato come “cristiano universale”.
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Sede: Bruxelles, con ramificazioni in oltre 40 paesi.
2. Ordo Supremus Militaris Templi Hierosolymitani (OSMTHU – ramo portoghese)
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Scissione dall’OSMTH.
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Presenza in Portogallo, Brasile e America Latina.
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Stile più spiritualista e devozionale.
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Alcuni riti ricalcano forme liturgiche cattoliche, pur senza approvazione ecclesiale.
3. The Sovereign Military Order of the Temple of Jerusalem (SMOTJ – USA)
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Sede negli Stati Uniti.
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Attrae veterani, militari in congedo, professionisti.
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Legato a scopi filantropici e cerimoniali.
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Ambiguità: alcuni riti usano simbolismo cristiano, altri sono puramente deistici.
Altri gruppi minori o controversi:
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Supremus Ordo Equester Templi Hierosolymitani (SOETH): realtà italiana con connotazioni esoteriche.
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Ordre Martiniste Templier: piccolo gruppo che fonde martinesimo, templarismo e cabala.
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Nuovo Ordine Templare Internazionale (NOTI): gruppo italiano di matrice sincretico-spirituale.
Rischi associati
Rischio | Descrizione |
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Sincretismo religioso | Mischiano elementi cristiani, gnostici, massonici, orientali. |
Confusione ecclesiologica | Si dichiarano “più fedeli del Papa”, ma non sono in comunione con la Chiesa. |
Autoritarismo iniziatico | Gerarchie rigide, potere accentrato, obbedienza cieca al “gran maestro”. |
Esoterismo ambiguo | Riti e linguaggio simbolico non trasparente, con rischi di devianza spirituale. |
Promesse illusorie | Parlano di “elevazione”, “rinascita”, “gradi templari” senza fondamento reale. |
Come distinguere un ordine legittimo da uno settario?
Ordine riconosciuto dalla Chiesa | Ordine templarista settario |
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Ha uno statuto canonico (es. Santo Sepolcro, Malta) | È una semplice associazione privata |
È guidato da un cardinale o vescovo | È guidato da un “Gran Maestro” autoproclamato |
Non ha gradi iniziatici | Usa gradi, riti, segreti, giuramenti |
Agisce nella Chiesa, per la Chiesa | Si pone accanto o sopra la Chiesa |
È votato al servizio e alla carità | È votato all’onore, al potere, alla “tradizione iniziatica” |
Gruppi post-Templaristi, da definire come Templariani “in transizione”: tra volontariato cattolico e residui iniziatici
Negli ultimi decenni, sono emersi diversi gruppi templariani minoritari – spesso nati da scissioni interne ai grandi ordini pseudo-templaristi – che cercano un’immagine più compatibile con la sensibilità cattolica. Questi gruppi si presentano non proprio come ordini iniziatici, anche se ne hanno la tentazione, ma come associazioni culturali o confraternite ispirate alla cavalleria templare, dedite alla custodia di chiese, pellegrinaggi, attività di volontariato e tutela dei beni culturali religiosi.
Il caso più noto, per azione comunicativa, è quello dei Templari Cattolici d’Italia (Templari Oggi), una realtà molto attiva sul territorio italiano e di cui partecipo con interesse da ricercatore storico, con attenta critica e prudente curiosità cattolica, compresa una bellissima amicizia che mi lega ad alcuni:
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Presentano statuto laico, ma si definiscono ispirati alla cavalleria cristiana medievale.
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Sono spesso autorizzati a svolgere servizio nelle chiese da singoli vescovi o parroci (ma senza un riconoscimento canonico ufficiale da parte della CEI o della Santa Sede).
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Si caratterizzano per abiti cerimoniali (mantello bianco con croce rossa), e partecipazione a eventi religiosi.
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Promuovono una “spiritualità templare” di stampo cavalleresco, con richiami alla disciplina, alla lotta spirituale e alla difesa dei valori cristiani.
Accanto a loro, si possono citare altri gruppi altrettanto densi e attivi simili, anche numericamente più rilevanti, ma meno espressivi pubblicamente:
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Militia Christi – Templari della Luce, nati da ex membri di ordini templaristi più esoterici, oggi dediti ad attività di evangelizzazione e supporto sociale.
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Cavalieri Cristiani del Tempio di Salomone, con attività caritative locali e cerimonie in abiti cavallereschi.
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Guardia d’Onore Templare di Cristo Re, che si presenta come confraternita mariana e cavalleresca.
Aspetti da attenzionare
Sebbene molte di queste realtà mostrino buona volontà nel collaborare con la Chiesa e nel vivere la fede cattolica, non sono esenti da pericoli latenti:
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Permane un linguaggio gnostico o simbolico-iniziatico (es. “gradi spirituali”, “risveglio interiore”, “illuminazione cavalleresca”), spesso inconsapevole e ingenuo.
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L’uso di abiti cerimoniali, giuramenti e rituali paralleli può alimentare una doppia appartenenza spirituale: alla Chiesa e a una “tradizione templare” autonomamente elaborata.
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L’identità ecclesiale non sempre è chiara: si rischia di creare una spiritualità parallela, fatta di devozionismo e attivismo, ma priva di discernimento teologico e di reale inserimento ecclesiale (si riscontra molte volte, una pochissima conoscenza degli elementi essenziali della fede cattolica e del suo catechismo).
Per queste ragioni, è necessario un serio discernimento da parte delle autorità ecclesiastiche e dei fedeli stessi: dove c’è volontà di bene, va accompagnata con formazione e vigilanza, per evitare derive di neospiritualismo cavalleresco incompatibili con la fede cattolica.
Per approfondire
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M. Introvigne, Il ritorno del templarismo magico, in: “Censura”, n.4, 2007.
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M. Ferrari, I nuovi templari. Storia e analisi dei gruppi templaristi contemporanei, Edizioni Arkeios.
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C. Gatto Trocchi, I Templari. Storia e mito, Laterza.
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Osservatore Romano, interventi su falsi ordini cavallereschi, 2011.
PARTE III
La posizione della Chiesa nei confronti di questi gruppi templariani
Nel vasto panorama contemporaneo dei movimenti cavallereschi, quindi vi è questa categoria sempre più diffusa e ambigua ed è rappresentata dai cosiddetti gruppi templariani. Si tratta pertanto, di realtà associative che non si identificano apertamente con le correnti templariste esoteriche o settarie, ma che ne conservano — talora inconsapevolmente o ingenuamente — simboli, riti, terminologie e strutture.
Come detto, pur non avendo alcun riconoscimento canonico né rientrando nella categoria degli ordini cavallereschi pontifici o statali, questi gruppi tentano spesso un riavvicinamento alla Chiesa, rivendicando una spiritualità cavalleresca e offrendo servizi di volontariato, in particolare nella custodia di chiese, nell’organizzazione di eventi liturgici o nel sostegno ad attività caritative.
Tra tolleranza e discernimento
La posizione della Chiesa verso questi gruppi è segnata da una saggia pazienza pastorale, ma anche da un discernimento vigile:
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Da un lato, la presenza attiva e appassionata di molti membri viene accolta con disponibilità, soprattutto laddove il loro servizio si traduce in gesti di concreta devozione, aiuto, custodia e rispetto del culto cattolico.
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Dall’altro, ogni volta che emergono segnali di spiritualità parallela, riti autonomi, linguaggi gnostici, richiami massonici o ambiguità dottrinali, la Chiesa prende le distanze con chiarezza, riaffermando l’unicità del Vangelo e la centralità del Credo cattolico, dei sacramenti e del Magistero.
Queste realtà non sono minimamente parificabili agli ordini cavallereschi riconosciuti, come l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro o l’Ordine di Malta, i quali seguono un percorso ecclesiale di discernimento, verifica, formazione spirituale e servizio concreto alla missione della Chiesa. A volte, molto ingenuamente, queste piccole associazioni, in punta di orgoglio, hanno addirittura la tentazione di farsi uniche interpreti della cavalleria autentica (Insegnare alla Chiesa cosa sia la cavalleria, proprio a Colei da cui è nata è una contraddizione di termini interessante).
Una realtà fragile ma significativa
Spesso i gruppi templariani sono composti da persone di età medio-avanzata, con storie personali complesse o frammentate. Non è raro che vi partecipino individui con percorsi di fede intermittenti, talvolta reduci da delusioni ecclesiali o ferite interiori, che vedono nella cavalleria templare un simbolo di ordine, disciplina, senso e appartenenza.
In molti casi, si tratta di idealisti sinceri, uomini e donne affascinati dalla storia templare, dalla liturgia, dalla solennità dei gesti, alla ricerca — seppure confusa — di una forma spirituale di vita ordinata, in contrasto con la disgregazione della modernità.
La Chiesa, madre e maestra, non rifiuta queste persone, anzi:
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le accoglie con discernimento e carità,
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le invita a purificare la loro ricerca da ogni residuo esoterico o iniziatico,
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propone loro di rientrare nella pienezza della comunione ecclesiale, ponendo la verità rivelata, il Vangelo e il Magistero come criterio di ogni cammino.
“Meglio che stiano dentro che fuori, dove si perderebbero completamente.”
Questo è il principio pastorale che guida spesso i parroci, i vescovi e gli assistenti spirituali che si relazionano con queste realtà.
L’indirizzo di Papa Leone XIV
Nel contesto attuale, Papa Leone XIV ha espresso con chiarezza che:
“I veri cavalierati sono solo quelli riconosciuti dalla Santa Sede o dagli ordinamenti civili legittimi, perché fondati su un autentico percorso di apprendimento, servizio e verifica ecclesiale.”
Il Santo Padre ha tuttavia riconosciuto l’esistenza di un desiderio sincero di molti di questi gruppi, sottolineando che alcune di queste associazioni, pur nella loro fragilità, potrebbero col tempo divenire — con la grazia e la conversione — incubatrici di un nuovo ideale templare, purificato e ricondotto dentro la verità cattolica.
Non si parla di riconoscimento formale, ma di un dialogo possibile, un “forse” che si gioca nel tempo e nella fedeltà alla verità.
La sfida del tempo
Il futuro di questi gruppi templariani non dipenderà dalla loro capacità di conservare mantelli e cerimonie, ma dalla loro disponibilità a lasciarsi convertire dall’incontro con Cristo vivo nella Chiesa.
Il tempo, nei prossimi decenni, lo zelo autentico e la docilità allo Spirito saranno la prova del fuoco per capire:
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quali di queste realtà si perderanno nel folclore o nel sincretismo,
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e quali, invece, potranno diventare interlocutori credibili in un cammino di purificazione spirituale, nel quale la cavalleria torni ad essere segno di testimonianza evangelica, non di identità parallela.
Bibliografia generale
▸ Fonti storiche e testi patristici
-
San Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae, a cura di G. Dondaine, Edizioni Cistercensi.
-
Jacques de Vitry, Historia Occidentalis, sec. XIII.
-
Innocenzo II, Omne datum optimum (1139) – bolla di approvazione dell’Ordine del Tempio.
Studi storici sui Templari originali
-
Alain Demurger, I Templari. Storia e mito dei cavalieri del Tempio, Laterza, 2006.
-
Barbara Frale, I Templari. Una storia per immagini, Il Mulino, 2013.
-
Franco Cardini, Alle radici della cavalleria medievale, Il Mulino, 1994.
-
Malcolm Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the Temple, Cambridge University Press, 1994.
Studi sulle derive templariste e pseudo-ordini
-
Massimo Introvigne, Il ritorno del templarismo magico, in “Censura”, n. 4 (2007).
-
Marco Ferrari, I nuovi templari. Storia e analisi dei gruppi templaristi contemporanei, Edizioni Arkeios, 2010.
-
Jean-Luc Chaumeil, I Templari e le società segrete, Armenia, 2005.
-
C. Gatto Trocchi, I Templari. Storia e mito, Laterza, 1987.
Fonti ecclesiali e testi magisteriali
-
Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Istituzioni cavalleresche e religiose nella Chiesa cattolica, Città del Vaticano, 2001.
-
Osservatore Romano, vari articoli sul tema dei falsi ordini cavallereschi e della vigilanza dottrinale (2011–2020).
-
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione su alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 2002 (rilevante per il principio di fedeltà al Magistero in ambiti di appartenenza sociale).
Studi su gnosi, esoterismo e spiritualità parallela
-
Hans Jonas, La religione gnostica, Adelphi, 2004.
-
Carl Gustav Jung, Psicologia e alchimia, Bollati Boringhieri, 1990.
-
René Guénon, Il teosofismo. Storia di una pseudoreligione, Ed. Mediterranee, 2006.
-
Giovanni Cantoni, Esoterismo e Tradizione. Smascherare i travestimenti spirituali, Edizioni Cristianità.
Studi spirituali e testimonianze cattoliche
-
Bartolo Longo, Scritti spirituali e lettere, Edizioni Mariana, Santuario di Pompei.
-
Rocco Ronzani, Bartolo Longo: un laico contro l’occultismo, in “Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione”, n. 2 (2010), pp. 141-162.
-
Benedetto XVI, Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, 2005.